IL PERSONAGGIO
Una varesina tra i ghiacci
Giulia Castellani, ricercatrice polare trascorre mesi sulla Polarstern fra Artico e Antartide

«Dovrò rifare il corso per difendermi dagli orsi polari, ci insegnano anche a sparare, per fortuna i miei incontri ravvicinati sono stati solo con i pinguini».
La regina dei ghiacci si chiama Giulia Castellani, è varesina, e vive per mesi sulla rompighiaccio forse più famosa del mondo.
È una scienziata «consapevole della fortuna di poter lavorare sulla Polastern», dice con quell’umiltà tipica di chi ha una mente geniale riconosciuta all’estero. Trascorre mesi tra Artico e Antartico, come orizzonte il sole che non tramonta mai, come colori il bianco delle distese di neve e l’azzurro del cielo e dell’acqua. Famiglia a Capolago, è una ricercatrice dell’Alfred Wegener Institut, l’istituto per la ricerca marina e polare che si trova in Germania, a Breverhaven.
Gira il mondo Giulia, per convegni e congressi e trascorre lunghi periodi sulla rompighiaccio che è una cittadella galleggiante per scienziati provenienti da vari istituti e da tutto il mondo.
«Che cosa faccio? Sono una ricercatrice polare, lavoro con il ghiaccio, sia con modelli numerici sia su campo, cioè svolgendo ricerche, carotaggi e i miei studi si sono modificati nel tempo - racconta Giulia -. In una prima fase mi son concentrata sul ghiaccio come habitat fisico, ora sono concentrata sull’habitat biologico, lavoro con alghe e batteri che costituiscono la base della catena alimentare degli esseri viventi che vivono nell’estremo nord e nell’estremo sud del mondo, in queste zone estreme».
Liceo classico Cairoli, laurea in Fisica a Pisa, quindi specialistica Milano, Giulia dice di avere sempre avuto la passione per il ghiaccio, «sin da quando al liceo vennero gli esperti dell’Enea e ci raccontarono, tra l’altro, che cosa facevano in Antartide.
Specialistica in Fisica Ambientale alla Statale a Milano e quindi il consiglio di «guardarsi attorno del mio professore Mauro Giudici».
Quindi dottorato e post doc in Germania. Dove continua a lavorare e vivere. Quando non è imbarcata sulla Polarstern, dove ha trascorso mesi e mesi di studio e ricerca, compresi due Natali e due Capodanni, e dove tornerà il prossimo maggio.
Non è una vacanza, vivere su un rompighiaccio.
«Si lavora sempre. E sempre significa che che non c’è sosta, 24 ore su 24, perché se bisogna svolgere alcuni esami e all’improvviso arriva una tempesta o cambiamo le condizioni climatiche, si deve rimandare e al momento giusto si deve intervenire».
Giù dalla branda, tanto la notte vera e propria non scende mai. Gli scienziati lavorano divisi in gruppi, ne vengono imbarcati al massimo 45 per ogni spedizioni e altrettanti sono i componenti dell’equipaggio.
«Vengono rispettati il giorno e la notte con orari che servono sopratutto per regolare i tempi dell’equipaggio - spiega Giulia -.
«Gli appuntamenti comuni fondamentali sono con le riunioni per gestire le sperimentazioni e per avere informazioni sul bollettino meteo».
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