IL TRISTE PRIMATO
Undici furti in casa. «Basta»
Ennesima visita dei ladri nell’abitazione di Sergio Greggio. Che si sfoga: «Non c’è più nulla da rubare»

Più che alle forze dell’ordine, il caso di Lino Greggio detto Sergio potrà interessare al Guinness dei primati. «Da quando sono arrivato a San Giorgio, ho fatto il conto di tutte le volte che mi hanno derubato», premette l’uomo, residente in via Don Sturzo, zona Campaccio, di fronte al campo usato per la campestre e alle scuole elementari, a due passi dalla casa dell’acqua. In una zona niente affatto appartata, la sua abitazione s’è guadagnata un primato non tra i più invidiabili, del quale - c’è da crederci - l’interessato farebbe volentieri a meno.
Di origini venete, nel 1975, Lino detto Sergio edificò a San Giorgio una villetta con giardino destinata a diventare una vera cuccagna per i topi d’appartamento. A tenere il conto delle intrusioni indesiderate, infatti, la settimana scorsa, è arrivato a quota undici: undici furti in abitazione subiti in poco più di trent’anni che risiede in paese.
Già in precedenza, in occasione del decimo furto, il suo caso era balzato agli onori delle cronache locali accompagnato a un messaggio scritto su foglio di carta e appeso di lato al citofono, nel quale il derubato si rivolgeva direttamente ai ladri: «E siamo a dieci. Dopo dieci furti con scasso sentitamente ringrazio chi ha svuotato le carceri e depenalizzato i piccoli reati. Ringrazio i ladri per i danni subiti. Viva l’Italia». Questo, Greggio, lo scriveva appena tre mesi fa. A pochi giorni dal Natale, i soliti ignoti gli avevano presentato un bel regalo al suo rientrano a casa. Lui l’aveva presa con filosofia: «Tanto ormai non hanno più niente da rubare qui», commentò, nell’atto di affiggere il messaggio riproposto a due anni di distanza dal nono furto, avvenuto sempre attorno agli ultimi dell’anno - era il 2014 - in concomitanza di un black-out che aveva lasciato mezzo paese senza illuminazione.
Prima di partire per le vacanze invernali, Greggio lasciò il primo foglietto ai ladri, più per evitare di piangere che per ridere davvero. «Prima cambiavo tapparelle, finestre, porte. Adesso ci ho rinunciato. Non credo neppure alla videosorveglianza», commentò. Da allora, il messaggio davanti casa è diventato per Sergio una consuetudine, quasi un esercizio di sfogo. L’ultimo l’ha scritto in rima, prendendosela principalmente con «delinquenti o clandestini», poi con un paio di rappresentanti delle istituzioni visti in televisione e lamentando infine una disparità di trattamento tra «noi e loro» in perfetta salsa populista. A riprova che anche una decennale costante può essere sottoposta alle mode del momento.
© Riproduzione Riservata