L’OPERAZIONE
Usura e ‘ndrangheta con minacce di morte, sette arresti nel Milanese
Nel memoriale di una delle vittime anche un incontro in un bar di Gallarate con la mediazione dello zio di Gattuso, che non risulta indagato

Gli agenti della Polizia di Stato, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, stanno eseguendo nelle province di Milano e Pavia diverse misure cautelari nei confronti di persone ritenute responsabili di usura ed estorsione, aggravata dal metodo mafioso, spaccio di stupefacenti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Si stima che in totale il giro di affari legato alle sole emissioni di false fatture ammontasse a diversi milioni di euro mentre è stata scoperta una “vendita di denaro” da parte di alcuni degli indagati che consentiva di poter camuffare dei prestiti di tipo usuraio: si sono verificate anche estorsioni ed è stato riscontrato sfruttamento di manodopera in nero.
Durante le indagini il Tribunale di Milano - Sezione Misure di Prevenzione - aveva emesso un decreto di sequestro a carico di uno degli indagati, risultato affiliato alla ‘ndrangheta, in particolare alla locale di Giussano (Monza e Brianza), direttamente collegata alla locale di Guardavalle (Catanzaro). L’uomo è risultato gestore di fatto, attraverso una serie di prestanome, di società cartiere che emettevano false fatturazioni al fine di mascherare altre operazioni ed attività illecite.
Gli agenti della Divisione Anticrimine e gli investigatori della Squadra Mobile, hanno raccolto le dichiarazioni di due presunte vittime di usura da parte dell’indagato destinatario del provvedimento di sequestro. Avrebbe prestato loro somme di denaro a tassi di interesse usurario, variabili tra il 10% e il 30% mensili che, se non restituiti, avrebbero determinato delle pesanti conseguenze nei loro confronti.
Le operazioni vedono impegnati decine di poliziotti, anche della Squadra Mobile di Pavia. Dei dieci indagati, tre sono stati portati in carcere, quattro ai domiciliari e uno sottoposto alla misura dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.
MINACCE E AGGRESSIONI
«Mi fece un prospetto delle condizioni del prestito, dicendomi che se non avessi onorato gli impegni sarei stato gambizzato, nella migliore delle ipotesi». Così una delle vittime del giro di usura, un imprenditore del settore rifiuti arrestato nel 2019, ha descritto a verbale il ruolo di Orlando Demasi, uno degli arrestati nell’ennesimo blitz anti-‘ndrangheta della Squadra mobile di Milano e della Dda in Lombardia.
Il “memoriale” della vittima di usura è contenuto nell’ordinanza del gip di Milano Fiammetta Modica, emessa su richiesta del pm Francesco De Tommasi. «Mi ha prospettato un prestito di 30mila euro con restituzione mensile del capitale di 10mila euro e interessi per circa 3mila euro». Demasi gli avrebbe anche detto, stando al suo racconto, che un “addetto alle riscossioni” aveva “massacrato un signore di Dairago che si occupava di ceramiche e marmi e che aveva un ritardo di uno o due giorni nel pagamento della rata del prestito”.
LO ZIO DEL CALCIATORE
Viene citato anche il nome di Damiano Gattuso “zio del calciatore“, ossia di Gennaro “Rino”, ex centrocampista del Milan e della Nazionale e attuale allenatore del Valencia, nell’ordinanza del gip di Milano sul blitz della Squadra mobile sul giro di usura ed estorsioni legato a clan della ‘ndrangheta. Nel provvedimento, tuttavia, il parente dell’ex rossonero non risulta indagato. Damiano Gattuso viene citato in una pagina del memoriale di una delle vittime dell’attività di strozzinaggio, perché, stando al racconto di quest’ultima, sarebbe stato lui a metterlo “in contatto” con Orlando Demasi. La vittima ha parlato di un “incontro in un bar a Gallarate” a cui erano presenti lui, Damiano Gattuso e Demasi. Demasi gli avrebbe chiesto di quanti soldi avessi bisogno: «E io gli dico 10mila euro, a tutta risposta lui mi dice - ha spiegato la vittima - ti costano il 40% (...) alla fine della discussione ci accordiamo per il 25% al mese». Demasi a quel punto avrebbe detto a Damiano Gattuso: «Guarda che ne rispondi tu! Di questi soldi se lui non paga prima scanniamo a lui e poi veniamo da te! E a noi non interessa chi è tuo nipote!».
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