CASO UVA
«Agenti diffamati: nove a giudizio»
La richiesta del pm Massimo Politi sulla vicenda del servizio televisivo trasmesso da La7: tra gli indagati la sorella Lucia, Biggiogero e “firme” dell’emittente

Da un lato la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm Massimo Politi, a cui si sono associati i legali di parte civile; dall’altro l’istanza di non luogo a procedere avanzata dai difensori degli imputati, i cui interventi termineranno nella prossima udienza. Per sapere cosa decidere il gup del Tribunale di Varese Giuseppe Fertitta, però, bisognerà attendere il 17 ottobre, quando potrebbe arrivare la sentenza del giudice.
Quel giorno si saprà se Lucia Uva, sorella di Giuseppe, il quarantatreenne morto nel giugno 2008 al Circolo dopo un piccolo atto vandalico e un passaggio nella caserma dei carabinieri di via Saffi, sarà chiamata a rispondere in un processo penale, insieme con altre otto persone, del reato di diffamazione.
A lei come ad Alberto Biggiogero, ai giornalisti Salvo Sottile e Romana Marrocco, e all’ex direttore di La 7 Paolo Ruffini, è contestato di aver ricostruito il decesso del fratello, nel corso della puntata del programma “Linea gialla” del 10 dicembre 2013, come conseguenza di un pestaggio da parte di due carabinieri e sei poliziotti, e da loro è stata denunciata. Dinanzi al gup ci sono anche quattro giornalisti del quotidiano on line “ilsussidiario.net”, che quello stesso giorno anticiparono i contenuti della trasmissione tv.
Ieri nell’aula al primo piano del Tribunale di Varese erano presenti alcune delle “divise”, ammesse a costituirsi parte civile con gli avvocati Luca Marsico, Fabio Schembri e Pietro Porciani. Assente all’udienza preliminare Lucia Uva, che è assistita dall’avvocato Fabio Ambrosetti, mentre era presente, difeso dall’avvocato Stefano Bruno, Alberto Biggiogero, che attualmente sta scontando una condanna a quattordici anni di carcere per l’omicidio del padre Ferruccio, avvenuto il 15 febbraio 2017.
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