DISGRAZIE
Tragiche escursioni: i rischi della montagna e i consigli del Soccorso alpino
Ieri la tragedia del samaratese Alessandro Mescia, nel periodo ferragostano le due vittime in Valle Vigezzo: «Mai soli o lontani dai sentieri»

Preparazione fisica, equipaggiamento idoneo e tanta prudenza. Sono le regole fondamentali quando si affronta la montagna. Ma a volte non basta. I recenti fatti di cronaca pongono nuovamente la questione legata alla sicurezza durante passeggiate ed escursioni. Ieri la tragica caduta di Alessandro Mescia, il 46enne samaratese morto in Valsesia; in Valle Vigezzo il periodo ferragostano è stato drammatico, segnato da due morti. Si potevano evitare? È l’interrogativo che tanti si pongono. Una domanda a cui non è facile dare una risposta, neppure da parte degli esperti.
I CONSIGLI
I volontari del Soccorso alpino non si stancano mai di ripetere il loro monito: «Affrontiamo la montagna preparati e stiamo sul sentiero». Già, perché l’escursionismo, non dobbiamo mai dimenticarlo, si pratica sostanzialmente su un terreno impegnativo. Un’autoanalisi della nostra condizione fisica e la preparazione a tavolino della gita devono essere necessariamente un must. «È anche vero che l’esperienza in montagna non si può comprare, la si matura nel tempo, con la frequentazione della montagna nel modo corretto e prudente», spiega Domenico Bottinelli, volontario del Soccorso alpino vigezzino e da tanti anni - ben 41 - impegnato nelle fila degli “Angeli della Montagna”. Lui, insieme a tanti altri soccorritori, ha preso parte agli interventi che in questi ultimi giorni hanno visto impegnato in un superlavoro il coro (insieme al Sagf, ai vigili del fuoco, alla Protezione civile e le Forze dell’ordine).
LE DUE TRAGEDIE
E, allora, le due tragedie, costate la vita ad Alessia Protospataro e a Luciano Veronesi, si potevano evitare? «Come si fa a saperlo - allarga le braccia sconsolato Bottinelli -. Non erano degli sprovveduti, da quel che abbiamo capito, ma la montagna può sempre nascondere grandi pericoli, soprattutto quando si abbandona il sentiero, cosa che non sarebbe mai da fare, come non si dovrebbe neppure mai andare in giro da soli». Concetti che i soccorritori ripetono da sempre. Anche perché le variabili di rischio sono poi pure altre.
LUCIDITA’ E CONCENTRAZIONE
«Quando si perde il sentiero, si deve cercare di restare lucidi e concentrati, sicuramente è un gravissimo errore proseguire fuori traccia senza alcuna logica, ci si mette subito in un pericolo ancora più grande - evidenzia Bottinelli -. Oggigiorno esistono delle App, grazie agli smartphone, che permettono di tracciare la nostra posizione, una cosa utile nel caso in cui ci perdiamo e che agevola il lavoro di ricerca. Poi è sempre saggio organizzare e pianificare prima a tavolino la nostra gita, consultando le cartine e chiedendo informazioni agli esperti. Vestiamoci con abiti dai colori accesi, calziamo gli scarponi e lasciamo sempre detto a casa l’itinerario che vogliamo compiere e non partiamo mai da soli. Poi, non abbandoniamo il sentiero e controlliamo il giorno prima del nostro giro le previsioni meteo».
© Riproduzione Riservata