NUOVE VOCAZIONI
Valcuvia, aree industriali da riconvertire
Recupero delle fabbriche come palestre e per funzioni sociali. Trattative in corso

Anche se in scala ridotta rispetto alle aree industriali ormai dismesse delle città - a Varese come a Milano, per fare due esempi vicini -, si presenta anche in valle il problema di come riutilizzare capannoni e superfici di pertinenza che viaggiano veloci verso il degrado. Cassano con l’ex filatura Calcaterra per la quale si era ipotizzato un polo scientifico-tecnologico, Brenta e Cittiglio con l’ex conceria Fraschini che attende un difficile risanamento e Rancio con l’ex torcitura acquisita di recente dalla Cum di di Germignaga, specializzata in minuteria metallica, sono tre esempi di paesi alle prese con un problema che è anche di salvaguardia delle zone verdi e di messa in sicurezza.
L’Amministrazione comunale di Cuveglio ha puntato da tempo l’attenzione verso la Torcitura della Valcuvia e verso il deposito di materiale edile Jemoli. Nel caso del primo edificio, situato esattamente all’altezza del problematico incrocio di Canonica, si tratta di un’impresa non lontana dal secolo di vita, essendo sorta nel 1925, e che fino ad una quarantina di anni fa ha dato da lavorare a centinaia di maestranze; oggi sono ridotte a poche unità occupate nella lavorazione di filati, dal trattamento delle fibre tessili al finissaggio dei prodotti, dalla loro lavorazione alla torcitura e alla commercializzazione. Un marchio importante che, però, sembrerebbe destinato alla chiusura in tempi brevi.
Contatti sono in corso da tempo tra la proprietà e il Comune per l’eventuale rilevamento del complesso: «Stiamo ragionando su come poter utilizzare l’area in senso pubblico - spiega il sindaco Francesco Paglia - per esempio puntando alla realizzazione di una nuova palestra. Quella che sorge nel contesto della vicina scuola media, infatti, è aperta anche alle associazioni sportive e non presenta più le caratteristiche tecniche necessarie a soddisfare le nuove esigenze degli atleti».
Un discorso che richiede tempi non brevi per passare dalle idee ai fatti e che, come ovvio, deve vedere l’incontro tra due necessità - quella pubblica e quella privata - non sempre collimanti. Aggiungiamo che, proprio per la sua collocazione, potrebbe far tornare in campo l’idea di ripensare l’incrocio oggi regolato da semaforo e fonte di lunghe code anche di mezzi pesanti. La ristrettezza degli spazi attuali non consente la costruzione di una rotatoria.
Sulla carta sembra più semplice il riutilizzo dell’area privata collocata poco fuori il centro del paese, sulla destra in direzione Casalzuigno. Il deposito di materiali edili della ditta Jemoli è chiuso da parecchi anni e giace in totale abbandono: non un bel biglietto da visita per il centro abitato principale della Valcuvia vera e propria.
«Anche in questo caso stiamo valutando le diverse ipotesi sul tappeto, dirette a migliorare la qualità della vita degli abitanti», commenta il sindaco, senza però aggiungere particolari. L’operazione è ancora ai primi passi, anche se in paese già si vocifera di un centro a carattere sociale rivolto alle categorie più fragili: persone anziane non autosufficienti, giovani famiglie in difficoltà e simili. In termine tecnico si potrebbe trattare di un “housing sociale” con alloggi e servizi di vario genere annessi. Paglia non entra in argomento, ma una cosa è certa: da un lato la popolazione del paese è in lenta, ma costante contrazione determinata anche dalla perdita di posti di lavoro, dall’altro il settore del “sociale” presenta una domanda in continua espansione.
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