SICUREZZA
«Valichi chiusi di notte»
Il Governo svizzero torna a prendere in considerazione lo stop delle dogane minori dopo gli assalti ai bancomat nelle zone di confine

La chiusura dei valichi secondari tra Canton Ticino e Varesotto è tutt’altro che archiviata: Berna potrebbe infatti ripensarci.
I recenti furti ai bancomat, eseguiti con esplosivo nelle aree di confine del Gaggiolo e del Luinese, non hanno lasciato indifferente il Consiglio degli Stati, l’equivalente del Senato italiano, per intenderci.
In Ticino, ad averne fatto le spese, sono state, in ordine temporale, le banche di Coldrerio (il 23 novembre 2018 ), Arzo (il 30 novembre 2018), Taverne (il 6 febbraio 2019), Novaggio (il 14 marzo 2019), Molinazzo di Monteggio (il 3 aprile 2019), Stabio (il 12 maggio 2019).
La Camera alta, su proposta del “senatore” ticinese Filippo Lombardi (Ppd/Ti), contro il parere sia del Governo che della Commissione della politica di sicurezza, ha deciso (25 voti a 13) di non archiviare la mozione della leghista Roberta Pantani (Lega/TI) che chiede la chiusura dei valichi secondari durante la notte.
L’atto parlamentare, accolto nel 2014 dal Parlamento, aveva spinto il Consiglio federale a chiudere come test pilota, di prova, tre valichi di frontiera ticinesi, da inizio aprile 2017 a fine settembre dello stesso anno. Si scatenò un putiferio, sindaci in rivolta in fila al valico di Cremenega con tanto di fascia tricolore proprio durante la sera in cui fu chiuso per la prima volta la dogana dalla parte svizzera.
Silenzio, nessuna provocazione nei confronti di agenti delle Guardie di confine che facevano il proprio lavoro sotto un vero e proprio diluvio di acqua, con giornalisti e fotografi presenti sul ponte.
Nei giorni seguenti, il Governo di Roma aveva convocato l’ambasciatore svizzero, Giancarlo Kessler, per chiedere chiarimenti, anche se va precisato che l’Italia sapeva da tempo dello sbarramento dei valichi di Novazzano-Marcetto, Pedrinate e Ponte Cremenaga dalle 23.00 alle 5.
A Luino rimasero aperti Fornasette e Paolone. Questa la storia. Ora, l’ondata di rapine ai distributori, con la presenza di bande che fanno esplodere i bancomat, ha rimesso appunto in discussione tutto; le barriere del resto già ci sono, già installate lo scorso anno anche a Palone, altro valico del luinese.
I politici ticinesi hanno sottolineato come una nuova eventuale chiusura dei valichi di notte non debba essere vista come un atto ostile nei confronti dell’Italia, anzi, un simile provvedimento dovrebbe essere adottato in collaborazione con le autorità di Roma.
Il senatore Lombardi, in particolare, auspica una nuova serie di chiusure su più valichi di Varesotto e Comasco e soprattutto non in via sperimentale per sei mesi, ma per un paio di anni.
Va detto che a Berna la proposta non ha convinto tutti, nemmeno quei senatori che vengono da aree di frontiera problematiche come gli svizzeri romandi che si devono confrontare con la criminalità di stampo francese, o gli svizzeri tedeschi.
Che cosa accadrà è difficile da prevedere anche se i sindaci, come quello di Cremenega, Domenico Rigazzi, ancora ieri hanno ribadito la contrarietà alla chiusura, precisando inoltre che tali questioni devono rimanere lontane dalle polemiche politiche.
C’è tuttavia una variabile rispetto alla scorsa volta: è la composizione del Governo italiano attuale che da sempre ha fatto della sicurezza e della difesa dei confini una bandiera. A smuovere il Governo Renzi furono i sindaci dietro le proteste dei lavoratori frontalieri che rientravano dai turni di notte ed erano costretti ad allungare la strada, fare deviazioni o partire prima. Si ripeterà la storia?
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