IL CASO UMANITARIO
Varese, Bijoy: l’incubo è finito
Il bambino indiano nella sua nuova casa di Bregazzana

Una giornata al cardiopalma ma alla fine il bimbo indiano di 4 anni e mezzo è entrato nella sua nuova cameretta, nella sua nuova casa, nella sua nuova vita.
A Bregazzana, con i genitori. Dal primo maggio si trovava a Sesto San Giovanni, in un Covid hotel, perché arrivava dall’India, dove i suoi genitori sono andati a prenderlo e a completare le pratiche di adozione.
La richiesta dei genitori del piccolo è stata di avvicinarsi a Varese per terminare la quarantena, meglio ancora se possibile a casa loro.
Il dialogo tra due istituzioni sanitarie e il carico di una pandemia da gestire, rischiava però di fare terminare la quarantena lontano, con le inevitabili ripercussioni per il bambino che non poteva comprendere che cosa stesse accadendo.
La vicenda raccontata dalla Prealpina, le paure e i pianti del piccolo Bijoy che non sa parlare italiano naturalmente e invece che alla casa in mezzo al verde di Bregazzana, si è trovato tra le quattro mura di una struttura utilizzata per la quarantena, ha avuto come effetto quel contatto tra istituzioni - l’Ats di Milano, sotto la cui competenza è il Covid hotel e l’Ats Insubria, nel cui territorio abitano Francesca Motta e Cosimo Ciurlo, i genitori del bimbo che dopo oltre un quinquennio sono riusciti a coronare il sogno di diventare mamma e papà.
Nel tardo pomeriggio di ieri, giovedì 6 maggio, finalmente un po’ di serenità.
«Una gioia incontenibile» dicono: hanno appena ricevuto la notizia che è fatta, possono continuare la quarantena fiduciaria a casa loro.
Sorella e cognato di Francesca hanno preso due auto della famiglia e sono andati a Sesto San Giovanni: a quel punto il piccolo Bijoy è tornato da solo con i genitori a Varese.
«Vanno rispettate le regole e non abbiamo mai pensato di infrangerle» dice mamma Francesca «e per questo abbiamo spiegato all’Ats che la nostra casa è isolata, non abbiamo contatti con nessuno, i miei genitori abitano sopra di noi ma la nostra abitazione è indipendente... finiremo la quarantena qui».
In mattinata da Ats Insubria hanno spiegato che la situazione poteva essere risolta ma che l’input doveva partire dall’Ats di Milano e che «ci vogliono tre attori per risolvere la questione, le Ats e la famiglia», come ha detto Paolo Bulgheroni, a capo del dipartimento di Igiene e Prevenzione sanitaria dell’Ats Insubria.
Nel tardo pomeriggio, suo è stato il contatto diretto con la famiglia del piccolo Bijoy per dire che la situazione si era risolta.
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