AMBIENTE
Bracconaggio, in calo reati. E controlli
Reati in calo ma nei boschi si trovano trappole e filo spinato. Il personale addetto ai controlli è sottodimensionato

In provincia è crollato il numero di comunicazioni di notizie di reato delle polizie provinciali nel decennio 2009-2019 in merito al bracconaggio. Negli anni scorsi erano circa una decina all’anno, mentre nell’ultimo biennio si sono quasi azzerate.
Sono spariti i bracconieri o, forse, dietro ai numeri nudi e crudi, come spesso accade, c’è qualcosa di più?
Innanzitutto va detto che, accanto a una moltitudine di cacciatori rispettosi delle regole, c’è anche chi agisce nell’illegalità e così, dal 2011 il Cabs (Committee against bird slaughter) ha iniziato a raccogliere tutte le informazioni disponibili relative a reati commessi da cacciatori e bracconieri ai danni della fauna selvatica sul territorio italiano.
Il risultato?
Secondo Cabs «in Italia vi è un malcostume venatorio generalizzato: solo riguardando i post di un forum venatorio qualsiasi, in pochi minuti è facile trovare un centinaio di messaggi pubblicitari o di compravendita di richiami acustici, proibiti per la caccia, ma usati comunemente in tutto il territorio». Inoltre, seppure «agli addetti ai lavori appare evidente come siano tre i pilastri su cui strutturare un buon sistema per la lotta al bracconaggio, ovvero una normativa con sanzioni che fungano da deterrente, una vigilanza efficace e un sistema giuridico che assicuri l’effettiva punizione in caso di violazione, niente di tutto ciò è stato realizzato».
E così nel mirino dei bracconieri continuano a finire un sacco di animali selvatici: il 59% delle segnalazioni dell’ultimo anno riguardano la caccia agli uccelli, mentre il 25% ai mammiferi.
«A nostro avviso - afferma Roberto Aletti del Gruppo insubrico di ornitologia - servirebbero più controlli, perché nel Varesotto gli episodi di bracconaggio sono rimasti probabilmente stabili».
Come probabilmente la situazione riguarda tutto il territorio nazionale e regionale, anche perché, per esempio, in Lombardia il numero di poliziotti provinciali, delegati a questo compito, è sceso da 386 a 148 unità, per i ben noti tagli effettuati nei confronti degli enti provinciali.
A ogni modo, con chi è rimasto, l’attività continua: «I controlli ci sono - dice Alberto Barcaro, consigliere provinciale con delega sul tema - e l’attività contro il bracconaggio prosegue. È molto difficile cogliere le persone sul fatto ma, per esempio, proprio recentemente si sono trovati dei fili spinati nei boschi, messi apposta per una caccia illegale e i nostri operatori li hanno tolti e bonificato l’area. Il problema dei controlli c’è, il personale è sotto dimensionato, ma riusciamo ugualmente, con i turni, a coprire tutto il territorio, a partire da quelle zone più sensibili: l’alto Varesotto, il Ticino, il Tradatese».
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