ECCELLENZA
Berni: «I miei primi 100 giorni»
Soddisfazioni e criticità: parla il manager che ha salvato il Varese

Cento giorni. Tanto è passato dallo startdel progetto Calcio Varese: era lo scorso 7 luglio quando, con la firma della convenzione annuale per lo stadio “Franco Ossola”, di fatto partiva la grande avventura targata Fabrizio Berni dopo mesi di dubbi e incertezze. Tempo di bilanci quindi per il manager emiliano di stanza in Svizzera, perché la carne al fuoco è tanta e l’obiettivo è che le soddisfazioni vadano a ovviare alle criticità, tante, che ancora sono presenti su percorso. Ecco perché è giusto partire dal campo.
Sette vittorie su nove partite e un gruppo di giovani entusiasti. Ve lo aspettavate?
«I risultati sono soggetti a tante circostanze, ma la nostra filosofia è sempre stata quella di lavorare sui giovani possibilmente del territorio. Per farli crescere abbiamo inserito alcuni elementi di esperienza da categorie superiori. Direi che la partita di domenica scorsa col Fenegrò è la dimostrazione plastica della qualità del lavoro che stiamo svolgendo, a cominciare dall’allenatore».
Quindi siamo al top?
«No, il Varese deve e vuole vincere. Abbiamo un top player che si chiama Manuele Domenicali, ma anche lui non può fare i miracoli: gli infortuni non ci stanno aiutando e stiamo valutando con Ballotta l’eventualità di tornare sul mercato perché, è inutile nasconderlo, l’organico è un po’ corto (proprio ieri è stato perfezionato il tesseramento di Improvola n.d.r.) ».
Siete soddisfatti della risposta del pubblico fino ad ora?
«Contro il Fenegrò c’è stato il record di paganti, quindi sì. Siamo in Eccellenza dopo un periodo buio quindi non ci aspettavamo migliaia di spettatori. Riportare l’entusiasmo è compito nostro. Cosa mi manca? Più giovani, più scuole, più famiglie allo stadio».
Già, lo stadio. A che punto siamo coi lavori?
«Il discorso è complesso, tutto dipende dalla convenzione».
In che senso?
«Abbiamo soddisfatto i criteri della convenzione annuale investendo quasi il doppio dei 100mila euro richiesti e ora abbiamo chiesto al Comune il rinnovo a novant’anni o addirittura la possibilità di acquistare lo stadio. E per Varesello abbiamo chiesto il prolungamento a 30 anni. Palazzo Estense si è detto disponibile, ma fino a quando non ci sarà la certezza non ha senso investire ancora col rischio poi di fare lavori per una struttura che non rimarrà nostra».
Quindi tutto bloccato?
«Inevitabile. Il tema della convenzione è centrale. I soci che devono investire nel club lo fanno a misura delle futuribilità del progetto: se la convenzione si ferma a giugno 2019, anche il progetto non può essere a lungo termine e gli investimenti sono giocoforza prudenti. Se la convenzione si allunga, anche i soldi immessi dai soci aumentano perché significa che c’è prospettiva».
Ovvero?
«Il professionismo, quindi uno stadio da squadra professionistica. Ora è una struttura che già è un lusso in Eccellenza. Ma se la mentalità è da Eccellenza anche gli investimenti lo sono... Faccio un esempio: la curva è chiusa perché andrebbero rifatte le fognature di tutto lo stadio per renderne agibili i servizi igienici. E le fognature sono solo uno dei mille interventi che andrebbero fatti ma per farli tutti ci vogliono 500mila euro. E chi è disposto a darli se poi a giugno non c’è la convenzione?».
E cosa risponde a quel tifoso che ci ha scritto lamentandosi del fatto che nei distinti si trovano persone che hanno pagato la metà per la curva?
«Che esiste una zona apposita decentrata per chi ha diritto solo alla curva e che evidentemente non è stata fatta rispettare questa mia disposizione. Interverrò personalmente per far sì che non accada più».
Attorno al club girano sempre voci incontrollate. Le più ottimistiche dicono che c’è gente che non ha ancora visto un soldo...
«Sono tutte falsità, ma abbiamo imparato ad abituarci. Non paghiamo gli stipendi? Tutti sono stati retribuiti fino all’ultimo centesimo. Paghiamo il 20 del mese e questa settimana salderemo settembre quindi anche gli allenatori delle giovanili che, avendo iniziato dopo, non erano ancora stati pagati».
A proposito di giovanili, cosa è successo coi kit che non sono ancora arrivati?
«Un problema non di nostra competenza con la distribuzione. Per risolverlo abbiamo assunto due persone apposta e affittato un magazzino in modo tale da accelerare lo smistamento e la distribuzione. La metà dei kit saranno consegnati entro il weekend e l’altra metà la prossima settimana».
Questione Milan: un’altra voce che gira è che i lavori allo stadio li hanno pagati loro e che per questo il Varese è praticamente “ospite” dei rossoneri a Masnago.
«Altra cosa non vera. Il Milan si occupa in parte della manutenzione a seconda degli interventi necessari contingenti, ma non ha messo soldi nei lavori dello stadio e in più ci lascia gli incassi delle sue partite. Credo che queste voci nascano per il fatto che la struttura è meno a portata di tutti rispetto a prima. Ma questa scelta non c’entra col Milan, è una decisione mia perché il “Franco Ossola” è frequentato da atleti, bambini, disabili che si allenano e che vanno tutelati. Ogni volta che apri lo stadio serve personale pronto in caso di qualsiasi problematica. Sono costi. E le persone che stazionano anche solo per chiacchierare possono diventare un problema, perché va tutelata anche la loro sicurezza. Nessuno stadio d’Italia è aperto al pubblico quando non c’è attività».
Ma ogni stadio d’Italia ha un bar...
«Vero, ieri è stato ultimato l’impianto elettrico e il bar aprirà per la prossima gara in casa (domenica 28 contro l’Alcione, ndr)».
Insomma, tutto si sta sbloccando. Ma i soci? Il famoso passaggio di consegne?
«Finalmente possiamo ufficializzarli: convocherò per la prossima settimana l’assemblea per illustrare il piano finanziario a otto mesi e sarà possibile annunciare i nomi».
Lo sa che “la prossima settimana” è un mantra che sentiamo periodicamente dallo scorso luglio?
«Vero, ed è colpa mia perché per effettuare questo passo ho atteso di avere il quadro preciso che è di fatto in evoluzione costante da sei mesi... Lei avrebbe convocato un’assemblea dei soci con la consapevolezza che ogni settimana la situazione cambia? Giusto l’altro giorno abbiamo chiuso due delle tante vertenze arrivate e delle quali ci siamo fatti necessariamente carico. Il progetto finanziario si è modificato molto, tanto che ho dovuto prendere una persona apposta che si occuperà di questo aspetto del club (Massimo Severino, commercialista per 18 anni all’Inter che gestirà anche la riorganizzazione del vivaio, Zullo avrà un ruolo più tecnico, ndr). Ora le sorprese sembrano finite e si farà il grande passo».
In estate disse che quel giorno il suo compito sarebbe finito. Conferma la volontà di staccarsi da Varese?
«Vedremo, magari sarò solo meno presente durante la settimana. Devo dire che con il tempo sono diventato un tifoso del Varese e giuro che non me lo aspettavo. Però stando qui tutti i giorni ho visto nascere e crescere questa creatura e mi ci sono affezionato, perché è un po’ come se fosse il mio bambino. E so che c’è ancora tanto lavoro da fare perché cresca ancor meglio. Per farlo serve la prospettiva e nel nostro caso è la convenzione. Se voglio mandare mio figlio all’università, devo essere certo di avere i soldi. Ma se so che all’università non ce lo potrò mandare è inutile che chieda i soldi alla banca...».
© Riproduzione Riservata