IL CASO
«Castiglioni non può stare in processo»
Accusato di appropriazione indebita per la Ferrari che, secondo cognata e nipote, era in comproprietà con il fratello Claudio

Il problema è già stato sollevato nel processo principale a suo carico, quello per il crac del Casti Group: l’imprenditore Gianfranco Castiglioni «sta vivendo un momento di disagio personale e pertanto non è in grado di stare in giudizio».
A sostenerlo è il suo difensore, l’avvocato Cesare Cicorella, che ha chiesto al giudice monocratico Stefano Colombo una perizia per valutare la sua capacità di affrontare un processo, appunto. Il tutto è stato quindi rinviato al prossimo 19 novembre.
Al centro dell’udienza di ieri nel Tribunale di Varese c’è un’automobile d’epoca, una preziosa Ferrari Dino 246 GT del 1972: da un lato c’è Gianfranco Castiglioni, appunto, accusato di appropriazione indebita e falso; dall’altro, come parti offese e parti civili, il nipote Giovanni Castiglioni - figlio del fratello Claudio, il patron di MvAgusta scomparso nel 2011 - e sua madre Enrica, assistiti rispettivamente dagli avvocati Andrea Lanata ed Elisabetta Brusa.
Stando alle accuse, sostenute in aula dal pm Davide Toscani, Gianfranco e Claudio avevano questa Ferrari in comproprietà ma, sulla base di un’indagine della Guardia di Finanza, anni dopo la morte del fratello, Gianfranco l’avrebbe venduta incassando l’intera cifra pagata dall’acquirente, senza dare nulla al figlio e alla vedova di Claudio, che di fatto avevano ereditato metà di quell’auto.
Inoltre, Gianfranco avrebbe commesso il reato di falso perché avrebbe dichiarato all’Aci che quella sotto un modulo destinato ad attestare la “cessazione circolazione per esportazione”, siglato nel 2016 e quindi alcuni anni dopo la sua morte, era proprio la firma del fratello Claudio.
Ora le parti civili chiedono un risarcimento pari a 250.000 euro, ossia la metà del valore presunto della Ferrari Dino 246 GT venduta a un compratore tedesco. Dal canto suo, Gianfranco Castiglioni già nella precedente udienza aveva affidato al suo legale la propria posizione: «E’ molto amareggiato per il processo che deve affrontare per iniziativa dei suoi familiari – aveva spiegato l’avvocato Cicorella - . Ribadisce che la Ferrari al centro del caso era esclusivamente di sua proprietà, e suo fratello Claudio lo sapeva benissimo, ed è certo che il processo chiarirà la vicenda in tutti i suoi aspetti».
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