IL PIANO
Cormorani, via all’abbattimento
La Regione autorizza il controllo selettivo della specie infestante sui bacini lombardi
Sono considerati uno dei “flagelli” dei laghi, perché si nutrono di pesci pregiati in gran quantità, rendendo difficile il lavoro dei pescatori.
Non si possono debellare del tutto, ma anche quest’anno sarà possibile contenere il numero dei cormorani, presenti sul bacino di casa nostra in circa 400 esemplari stanziali, in base all’ultimo censimento di Lipu e Insubria.
«La presenza eccessiva di cormorani sta danneggiando la pesca sportiva e professionale in Lombardia. Anche quest’anno abbiamo autorizzato il prelievo di 993 esemplari nei territori delle province di Varese, Como, Lecco, Bergamo e Brescia. Il prelievo attualmente può essere effettuato solo dagli agenti delle polizie provinciali, ormai in numero esiguo a causa della legge Delrio. Per questo abbiamo deciso di istituire una Commissione regionale che abbia il compito di esaminare le richieste dei cacciatori che si candidano per il rilascio della abilitazione al controllo selettivo del cormorano». Lo ha detto Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Regione Lombardia in seguito all’approvazione da parte della giunta regionale della delibera che istituisce una Commissione unica regionale per la selezione degli operatori autorizzati ad effettuare il controllo selettivo del cormorano. Un via libera agli abbattimenti era arrivato a gennaio anche dalla Provincia.
Il piano di controllo selettivo attualmente attivo in Lombardia prevede dal 1 ottobre 2019 al 15 marzo 2020 l’abbattimento di 993 esemplari, pari al 10% degli esemplari conteggiati in Lombardia.
La Commissione sarà composta da un dirigente individuato all’interno dell’amministrazione regionale, competente in materia faunistico-venatoria che la presiede, e da due esperti.
«È necessario difendere l’ecosistema dall’effetto devastante delle specie alloctone in sovrannumero. Il cormorano non solo contribuisce in maniera drastica alla diminuzione dello stock ittico, ma è causa anche di ferimento dei pesci, il che li rende suscettibili alle malattie, e spesso li induce ad abbandonare settori di habitat occupati, anche in momenti strategici quali la riproduzione o il periodo di rifugio invernale», conclude l’assessore.
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