IN CITTÀ
Covid e movida, distanze accorciate
Il rispetto delle regole si allenta, mascherine sottobraccio e meno rigore nei controlli
Mascherine e distanziamento fisico come le cinture di sicurezza: servono a proteggere, ma neanche un obbligo e una salata sanzione convincono le persone ad utilizzarle.
Mancano ancora quattro giorni allo scadere dell’ordinanza di Regione Lombardia che impone il rispetto delle disposizioni anticontagio, ma i varesini si sentono già liberi: baci e abbracci tra conoscenti, mascherine come accessori, portate sotto il mento o allacciate all’avambraccio (ormai una moda, diffusa soprattutto tra i giovani) e la raccolta dati in bar e ristoranti lascia il tempo che trova, nessuno. Solo la misurazione della temperatura a chi entra nei negozi e la sanificazione delle mani sono meccanismi realmente entrati nella quotidianità dei varesini.
Anche se i termoscanner non sono esattamente attendibili: entrando in quattro negozi di fila nel centro città, la temperatura rilevata non è mai la stessa e si propende ad arrotondarla per difetto. In generale, quindi, la tendenza è quella di dare una parvenza di rispetto delle regole, come chi entra in macchina e tira la cintura di sicurezza sotto il braccio, ma non la aggancia. Nei locali pubblici rimangono le indicazioni di distanziamento, ma ai banconi dei bar le persone si accomodano una accanto all’altra. Le entrate e le uscite restano separate, almeno visivamente, perché anche questa abitudine si è persa e il via vai di avventori va in entrambe le direzioni.
Le code fuori dagli uffici, dalle farmacie e dai tabaccai sono un lontano ricordo e l’ordine sparso di attesa ha riavuto la meglio. Nei ristoranti vige ancora l’obbligo di tenere traccia dei clienti e il metodo di raccolta dati consiste nel lasciare carta e penna al tavolo e sperare che prima di pagare il conto qualcuno si ricordi di compilarlo con nome, cognome e un recapito telefonico.
Anche i controlli da parte della polizia locale si sono un po’ distesi e non sono più così rigorosi come durante le prime settimane post lockdown. «L’ordine di scuderia è quello di continuare a vigilare sul rispetto delle regole - mette in guardia il vicesindaco con delega alla sicurezza Daniele Zanzi -. Quindi l’appello che faccio ai cittadini è di usare il buon senso e mettere le mascherine soprattutto nei luoghi affollati, e mi riferisco principalmente alla movida che ho potuto constatare personalmente sia parecchio indisciplinata al riguardo».
La stessa indicazione è arrivata dai vertici dell’autorità sanitaria locale durante l’audizione nell’ultimo consiglio comunale. È stato ricordato che non si deve abbassare la guardia, l’utilizzo delle mascherine e il rispetto del distanziamento sono ritenuti ancora fondamentali.
Proprio questo clima di rilassamento, che si respira a Varese come nel resto della Lombardia, lascia pensare che martedì l’ordinanza che impone l’utilizzo delle mascherine anche all’aperto non venga rinnovata.
Il sentore è che Attilio Fontana voglia finalmente liberare i lombardi dall’utilizzo dei dispositivi di sicurezza, ma a decidere non sarà lui. Sarà il comitato tecnico scientifico, composto da una trentina di esperti, ad esprimersi e avere l’ultima parola al riguardo.
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