LA RICERCA
Varese, dagli abissi del Titanic la storia di Alpina
Due studiosi varesini hanno identificato la sopravvissuta italiana del naufragio più famoso di sempre

Dai suoi tremila e ottocento metri di profondità il Titanic continua a rivelare segreti sepolti nel passato. Lo sa bene il noto studioso varesino Claudio Bossi, che da quarant’anni studia con precisione i documenti e le testimonianze esistenti sul transatlantico della White Star Line che si inabissò il 15 aprile 1912 durante il viaggio inaugurale.
Tanti sono gli aspetti sui quali si è potuto far luce grazie ad un lavoro di ricerca complesso, portato avanti da storici ed esperti che continuano a cercare di rispondere alle infinite domande ancora aperte. Proprio in questi giorni Bossi ha reso nota una nuova vicenda fino ad ora rimasta sommersa tra i silenzi degli abissi. È la storia di una donna, Alpina Bassani, della quale fino a poco tempo fa si sapeva poco o nulla, una delle due donne italiane che si trovavano sul piroscafo.
Tutto è iniziato da alcune inesattezze riscontrate dal varesino circa i dati anagrafici della Bassani, incongruenze che non permettevano di capire quali fossero le sue origini e quale fu il suo destino dopo la sciagura. Deciso a far chiarezza, Bossi è andato a caccia di ulteriori notizie, avvalendosi della preziosa collaborazione dello storico dell’emigrazione italiana nel mondo Ernesto R. Milani, gallaratese di nascita e milanese di adozione, che è riuscito a trovare delle tracce di Alpina. A raccontare la vicenda della donna a Prealpina è Claudio Bossi, che ne ha potuto certificare e dettagliare la presenza ben centodieci anni dopo il tragico evento.
Chi era Alpina Bassani?
«Era originaria di Arsiè, in provincia di Belluno, ed era salita sul Titanic come cameriera personale della ricca passeggera americana Emma Bucknell. Questa è la sua storia: ancora bambina aveva lasciato il Bellunese insieme alla sua famiglia per emigrare prima in Svizzera e poi in America. Quelli erano anni di grande povertà. Proprio in America iniziò ad andare a servizio presso la Bucknell e la seguì anche in Italia nel 1911 quando venne a trovare una delle sue figlie che aveva sposato un nobile romano. Insieme si imbarcarono sul Titanic a Cherbourg il 10 aprile».
Si è salvata dal naufragio?
«Sì, perché insieme a Mrs Bucknell riuscirono a salire sulla scialuppa numero otto e furono raccolte dal Carpathia».
Se era a bordo, perché la sua storia è rimasta nell’ombra fino ad ora?
«Avevo notato che sull’Enciclopedia Titanica si parlava di una certa Albina Bassani “nata a Roma” che però non compariva nei registri dei passeggeri. La cosa lasciava aperti molti interrogativi, così ho iniziato personalmente a esaminare i documenti dell’epoca mentre Ernesto R. Milani conduceva delle ricerche su altre fonti. Grazie a questa collaborazione, siamo riusciti a capire che si trattava di Alpina Bassani di Arsiè, che non era registrata sulla nave per nome e cognome, ma genericamente come maid, vale a dire domestica, della signora Bucknell. È stata proprio la Bucknell a citare il nome e cognome della sua assistente in una intervista rilasciata successivamente al naufragio».
Che cos’è accaduto poi alla Bassani?
«Ha inoltrato una richiesta di risarcimento alla Oceanic Steamship Navigation Company per aver perso beni di un valore pari a circa 2.890 dollari, non poca cosa per l’epoca, e dopo un po’ pare abbia abbia lasciato quel posto di lavoro e si sia fatta una famiglia. È morta il 23 luglio 1960 a Nahant, nel Massachusetts».
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