TIRO A VOLO
Daniela, passione infallibile
Gli exploit della varesina Mazzocchi: successi europei e podio iridato nella fossa universale. «Sono figlia di tiratori, sparare è nel mio Dna»

Ci sono situazioni nelle quali definirsi nati e cresciuti in un contesto sportivo non è per nulla esagerato.
È questo il caso di Daniela Mazzocchi, pluri-titolata campionessa della fossa universale, una delle specialità del tiro a volo. La varesina spara ai piattelli volanti sin da quando è giovanissima, e dopo aver raccolto medaglie europee e mondiali non vuole certo abbassare il mirino.
Daniela Mazzocchi, come nasce la sua passione per il tiro e per la fossa universale?
«I miei genitori sono stati tiratori, e sin da piccola mi hanno portato sui campi durante le loro gare. Ancora nella carrozzina sentivo già il rumore dei colpi e dei piattelli che esplodevano, poi crescendo ho fatto sì che quel contesto diventasse sempre più importante per me. Basta dire che anche d’estate le nostre vacanze “seguivano” i campi dove si svolgevano le competizioni nelle quali tiravano mio padre e mia madre. Ho iniziato a sparare a 13 anni gareggiando da junior nella fossa olimpica, poi in un campionato invernale a Uboldo ho scoperto l’“universale” e non l’ho più mollata».
Cosa le piace della specialità e cos’ha di diverso rispetto a quella “olimpica”?
«La fossa universale è molto simile a quella che ogni 4 anni mette in palio il titolo a cinque cerchi. Le armi sono le stesse calibro 12, una delle differenze principali è il fatto che i piattelli escono sempre dalla macchina da tiro centrale rispetto alle cinque pedane di tiro. È sempre la terza che rilascia i bersagli, per 8 serie da 25 l’una. Nella fossa universale non esiste una manche finale, ma ogni gara tiene conto di tutti i colpi sparati: 100 al giorno per un totale di 200, vince chi ne colpisce di più sommando entrambi i giorni di gara. Semplice, no?».
Questo costringe le atlete e gli atleti a degli enormi sforzi mentali?
«Assolutamente. È dura quando sai che anche i primissimi colpi della mattina sono fondamentali per l’esito finale. Mi piace molto il fatto che ogni sparo sia importante, e spesso le medaglie si assegnano per pochissimi punti, dunque è necessario mantenere la concentrazione molto a lungo».
Oro europeo a squadre 2017, 2018 e 2019, oro europeo e argento mondiale in singolo nel 2018. Da tre anni lei è una sentenza in pedana.
«Soprattutto il 2018 è stato un anno magico per me, sono riuscita a trovare continuità nell’allenamento e questo si è tradotto in grandi risultati negli appuntamenti più importanti. In questo 2019 ho avuto meno tempo da dedicare alle gare per motivi di lavoro, ma il tiro a volo è la mia passione più grande e mi sono ripromessa di tornare ai livelli passati per regalarmi altre grandi soddisfazioni».
Due settimane fa il CONI provinciale l’ha premiata con la medaglia d’oro al merito sportivo. Un premio tutto suo o da condividere con qualcuno?
«Se ho scoperto questo sport è tutto merito dei miei genitori, Fulvia e Augusto, e del mio primo istruttore Gianfranco Mosca. Loro hanno creduto in me e mi hanno spinto a crescere sempre di più, così come hanno fatto il Tav Belvedere Uboldo e l’Asd Milano Trap, che da quattro anni è la mia società. Sparare ai piattelli è ormai nel mio Dna da quando sono piccola, non potrei immaginarmi un giorno senza un fucile da imbracciare...».
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