L’INDAGINE
Droga della ‘ndrangheta: fermati 5 varesini
Maxi inchiesta della procura di Catanzaro smaschera una rete che arriva fino in Lombardia. Indagata anche una ex comparsa di Gomorra

Risvolti varesini nell’ambito dell’operazione “Ossessione” della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro che ha permesso di sgominare un’organizzazione dedita al narcotraffico legata alla cosca ‘ndranghetista dei Mancuso di Limbadi, famiglia di Vibo Valentia con collaudate ramificazioni in Lombardia.
Dei 25 destinatari dei provvedimenti di fermo eseguiti ieri dai Gico della Guardia di Finanza ben cinque sono residenti in provincia di Varese, indagati, a vario titolo, per reati in materia di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, aggravata dalla modalità mafiosa e dalla detenzione di armi.
Si tratta di due fratelli varesini, Daniele e Vito Jordan Bosco - 41 anni il primo e 43 anni il secondo (un passato da capo ultrà del Varese, allo stato latitante all’estero, con precedenti per droga) -, passando per Fabrizio Pilati, 50 anni di Arona, ma residente a Sesto Calende, fino ai due 38enni tradatesi Ivo Menotta e Carlo Cuccia.
Proprio Cuccia, residente a Venegono Superiore, nella ricostruzione fatta ieri dal capo della Procura Distrettuale catanzarese Nicola Gratteri, avrebbe ricoperto un ruolo di spicco (al pari di Menotta) all’interno del sodalizio criminale: nello specifico, si sarebbe occupato del reperimento delle armi a dimostrazione di come l’organizzazione fosse pronta a tutto pur di difendere i propri interessi.
In passato Cuccia aveva recitato come comparsa nella serie tv “Gomorra” ricoprendo il ruolo di “specchiettista”. Mai come in questo caso si può dire che la realtà supera la “fiction”.
Ai cinque indagati varesini va aggiunto un sesto fermato originario dell’Altomilanese: Gianfranco Carugo, 69 anni, di Cerro Maggiore.
A colpire, di quest’ultima inchiesta antidroga, è la vocazione transnazionale dei clan calabresi versione 2.0.
Forti di rapporti privilegiati con i cartelli della droga colombiani (tra i fermati figura anche un colombiano, che ha collaborato con Pablo Emilio Escobar, capo storico del cartello di Medellin), olandesi, spagnoli e nordafricani, dimostrano di aver saputo ampliare le zone d’influenza, in molti casi, con l’esportazione del modello organizzativo tipico dei territori d’origine, nelle zone più ricche del Paese come Milano e la Lombardia.
Da delinquenza crudele e rurale, un tempo dedita essenzialmente alle estorsioni e ai rapimenti, la ‘ndrangheta ha saputo riciclarsi in una vera e propria holding del crimine, in grado di accumulare e gestire immensi patrimoni illeciti.
Ovviamente, la cosca Mancuso si preoccupava anche di quello che nel gergo dei narcos è chiamato “scarico”, e cioè la possibilità di far uscire la droga dal sedimento portuale o aeroportuale d’arrivo grazie ad “agganci” utili allo scopo.
A Malpensa i preposti sarebbero stati il 53enne originario di Nicotera (Vibo Valentia) Salvatore Antonio Costantino e il 64enne di Montebello Ionico (Reggio Calabria) ma residente a Busto Arsizio Francesco Ceravolo, entrambi arrestati a fine novembre nell’ambito di un’operazione antidroga, stavolta della Distrettuale Antimafia di Milano, che ha permesso di scoprire un ingente importazione di cocaina nascosta all’interno di grossi carichi di ananas provenienti da Santo Domingo.
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