OSPEDALE
Varese, ecco gli alloggi per infermieri
Come saranno i 15 bilocali nell’edificio in via Lazio. Canone agevolato

Anche il mitico primario del Pronto soccorso Ermanno Montoli abitava all’interno dell’ospedale. Raccontava: «Era morta mia mamma, l’ospedale era la mia casa, mio fratello Aldo mi aiutava per le rette universitarie». Molti altri camici bianchi alloggiavano in ospedale e poi vecchi infermieri, portinai e inservienti che si avvalevano degli appartamenti a canone agevolato negli edifici del Circolo. Non solo. Fino a 30 anni fa il direttore sanitario, Giorgio Bignardi, abitava al primo piano di Villa Tamagno. «E prima di andare a dormire faceva il giro dei reparti. Altri tempi». A ricordarlo è il presidente della Fondazione Il Circolo della Bontà, Gianni Spartà, che ha raccolto l’idea-folgorazione del direttore generale dell’Asst Sette Laghi Giuseppe Micale: trasformare in alloggi per infermieri e giovani medici una palazzina di via Lazio, di proprietà dell’ospedale e utilizzabile per legge solo “per fare welfare”. «L’edificio ha una destinazione d’uso che lo vincola ad essere utilizzato per accogliere personale dell’ospedale - spiega il dg Micale -. Un vincolo lungimirante che torna oggi attualissimo».
OPERA DA FINANZIARE
La Regione c’è, il progetto è stato accolto in modo favorevole dall’assessore Bertolaso, certo ora si tratta di finanziare l’opera, perché l’Asst da sola non ha di certo come mission quella di ristrutturare edifici che non siano per la cura dei pazienti. Dunque la cordata virtuosa che comprende ospedale, Il Circolo della bontà e la Regione deve arrivare in vetta. E cioè a poter ospitare circa 30 persone in quei sei appartamenti dai quali, compreso nel sottotetto, si possono ricavare 15 minialloggi. Il Circolo della Bontà ha già finanziato e consegnato il progetto di questa riqualificazione e si è impegnata, in una lettera d’intenti, ad affiancare Asst Sette Laghi nelle opere necessarie. Serve però uno sforzo collettivo.
INFERMIERI ALL’ESTERO
D’altronde abbiamo da tempo il fenomeno degli infermieri che vanno in Svizzera o all’estero, mentre l’iniziativa - da esportare - degli infermieri stranieri che arrivano alle nostre latitudini, è virtuosa. Il problema è però che nessun giovane infermiere che arriva, poniamo, dalla Sicilia e dalla Puglia, può mantenersi se deve spendere 700 euro d’affitto al mese. «Se l’ospedale, proprietario dell’immobile, fissa un prezzo politico trattenendolo sul cedolino-paga - commenta il presidente della Fondazione Circolo della Bontà -, il giovane neoassunto sarà incentivato a restare».
IL SOPRALLUOGO
Al sopralluogo dell’edificio abbandonato hanno partecipato anche il consigliere della Fondazione architetto Adriano Veronesi con il vicepresidente Fabio Bombaglio. Non c’è amianto da rimuovere, l’edificio è stato costruito bene negli anni Cinquanta quando gli ospedali erano obbligati a riservare spazi per il personale. Ora non è più così, ma farlo è fondamentale per una azienda (l’ospedale, oltre 5mila dipendenti), che ha bisogno di personale e soprattutto di infermieri e che deve guardare al futuro prendendo spunto dalle buone prassi del passato.
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