CARBURANTE ALLE STELLE
Caro benzina e speculazioni: l’inchiesta partita da Varese
Speculazioni delle compagnie petrolifere? Nel 2013 la Procura e il Gip Battarino ipotizzarono un patto ai danni degli automobilisti

L’ultimo fixing alle pompe parla di un sorpasso del diesel sulla benzina: 2,22 euro contro i 2,21 al litro della verde in modalità self service, mentre il servito schizza rispettivamente a 2,31 e 2,32 al litro. Prezzi record. E l’ascesa continua. Gli automobilisti trasecolano, il settore dei trasporti e delle spedizioni minaccia rivolte, i ministri per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e allo Sviluppo economico, il varesino Giancarlo Giorgetti, non esitano a definire gli aumenti «una colossale truffa». Tutti o quasi auspicano un intervento della magistratura italiana: il caro carburante è la conseguenza unica e assoluta della guerra o qualcuno (compagnie petrolifere) ci sta marciando? Può la magistratura italiana indagare? Esistono possibili ipotesi di reato? La risposta agli ultimi due interrogativi è sì.
C’è un precedente, storico e che potrebbe fare giurisprudenza, che arriva proprio da Varese. Correva l’anno 2013 e ironia della sorte il periodo era proprio questo: metà marzo. Il prezzo della benzina era salito a livelli vertiginosi (mai comunque come gli attuali). La Guardia di Finanza, su delega del sostituto procuratore Massimo Politi, passò al setaccio tutte le documentazioni relative alle forniture di carburante da parte di sette grandi compagnie petrolifere - furono ribattezzate le “sette sorelle” - per verificare se vi fossero manovre speculative ai danni degli automobilisti. In buona sostanza se vi fosse un “cartello” che, in forma di oligopolio, dettasse i prezzi a prescindere dalle condizioni di mercato e in sfregio al principio di concorrenza. Un’inchiesta di questo tipo non era mai stata avviata in Italia. Fece scalpore.
Anche perché il primo giudizio sulla fondatezza dell’indagine fu positivo: sì è pertinente. Lo aveva deciso l’allora Gip del Tribunale di Varese, Giuseppe Battarino (è tornato da qualche mese in questa funzione a Varese dopo essere stato a Roma) che in cinque fitte pagine di decreto su istanza di sequestro aveva tracciato un quadro accusatorio robusto e ancorato al 501 bis del codice penale, e 640, secondo comma, dello stesso: manovre speculative sulle merci e truffa aggravata.
Il giudice Battarino, nel provvedimento, aveva parlato di «artifici e raggiri» posti in essere dalle “sette sorelle” per mantenere elevato il prezzo del carburante, vanificando così quella concorrenza, sul territorio nazionale, che avrebbe fatto scendere il costo alle pompe. I danneggiati? Tutti gli automobilisti. Una valutazione insomma forte, coraggiosa che aveva creato uno squarcio nel mercato, apparentemente insondabile, dell’«oro nero».
L’inchiesta per competenza passò a Roma. Erano, come detto, periodi in cui il caro benzina pesava come un macigno. Adesso, di più. I rincari, che peraltro si registrano in tutti paesi europei, anche se con intensività differente (e qui si pone il caso Italia), stanno mettendo in ginocchio l’economia che muove le merci. La presa di posizione del Governo che, al netto delle accise, indica manovre speculative dietro la continua salita dei prezzi, potrebbe incoraggiare nuove inchieste come quella di nove anni fa, in piazza Cacciatori delle Alpi, il cui esito finale non sarebbe stato però clamoroso.
Ora la storia delle benzina alle stelle si ripete. E potrebbe non essere solo l’effetto del conflitto in Ucraina e della generale crisi delle materie prime. Il condizionale è d’obbligo.
© Riproduzione Riservata