I NUMERI
Fare l’avvocato non piace più
Praticanti in fuga dagli studi legali: la crisi «morde» anche le toghe

Dieci praticanti hanno gettato la spugna negli ultimi due mesi. Proprio così: hanno chiesto la cancellazione dall’albo degli avvocati di Varese. All’ultima sessione annuale per l’abilitazione alla professione forense - la prova scritta a dicembre è poi slittata e non si ancora a quando - Milano ha «portato» 2.600 aspiranti toghe, Varese solo 65. Stanno mancando dunque le nuove leve. Fare l’avvocato non sembra essere più il sogno di una vita. Quantomeno non per tutti.
La dura vita dei praticanti
Lo dicono i numeri, non le sensazioni: l’ordine di Varese conta (aggiornato a venerdì scorso) 1.012 iscritti - dato più o meno stagnante da un paio d’anni dopo un lungo periodo di costante crescita - di cui 162 praticanti (117 semplici, 45 abilitati), in larga maggioranza donne (111). Il presidente dell’Ordine degli avvocati di Varese, Elisabetta Brusa, conferma che sono sempre di meno i giovani laureati in giurisprudenza che intraprendono il percorso verso la toga e questo nonostante agevolazioni come quella siglata con l’Università dell’Insubria che consente di anticipare alcuni mesi di praticantato. «Ne abbiamo parlato - spiega Elisabetta Brusa - proprio venerdì nella riunione tra i presidenti degli Ordini della Lombardia». Gli Ordini sul territorio regionale sono 13. C’è dunque un trend generalizzato al ribasso per ciò che riguarda la professione forense. I giovani preferiscono buttarsi sulle aziende, sugli enti pubblici. Anche perché l’immagine dell’avvocato comunque ricco comincia ad essere sbiadita. In tanti fanno fatica, arrancano. «A parità di lavoro, guadagniamo molto meno rispetto all’epoca precovid» ammette la presidente dell’ordine. In questo influisce la crisi (clienti e assistiti non pagano o ritardano a pagare), ma non solo. «Stiamo portando avanti (come Ordine di Varese Ndr) un discorso per velocizzare, attraverso nuovi protocolli, la liquidazione delle spese relative al gratuito patrocinio» annuncia Elisabetta Brusa; la questione riguarda soprattutto il civile, perché nel penale, con l’immediata dichiarazione del giudice e la domanda trasmessa in Corte d’appello di Milano, lo Stato eroga dopo circa 6 mesi (che non sono comunque pochi).
Legali... telematici
Il lavoro dei legali è profondamente cambiato a causa della pandemia. «Manca il faccia a faccia» spiega il presidente dell’Ordine di Varese, alludendo alle vicissitudini, durate mesi, di udienze non in presenza. Anche il rapporto coi clienti ha subito questo contraccolpo: «Ci confrontiamo da remoto». L’Ordine degli avvocati ha comunque varato un vademecum per svolgere l’attività, in studio, ricevendo persone nel pieno rispetto delle misure di sicurezza. Il compito dell’avvocato, sia dentro, sia fuori dal Tribunale, si è dunque informatizzato, ha assunto connotati sempre più telematiche. Prendere visione dei fascicoli in Procura? Ora ci sono tre postazioni con computer. E questo è solo un esempio. Elisabetta Brusa tiene a sottolineare che il proficuo rapporto di collaborazione col presidente del Tribunale.
Il vaccino? Nel piano 2
Elisabetta Brusa rivela che anche l’Ordine di Varese ha chiesto alla Regione di coinvolgere gli avvocati nella campagna vaccinale - Piano vaccini fase 2 - prevista per il personale degli uffici giudiziari. «Anche noi siamo parte del comparto giustizia».
© Riproduzione Riservata