SUMMER FESTIVAL
Varese, Fiorella Mannoia delizia i Giardini
Tutto esaurito per la cantante sul palco in abito bianco. L’attacco con “Caffè nero bollente”

Un dono prezioso è la Roscia. Un dono che si staglia dal palco del Summer Festival varesino, incorniciato da tre farfalle di luce, vestita da sposa a ricordarci che l’amore è purezza e non va sporcato di rosso. Ieri sera Fiorella Mannoia ha riempito i 1.700 posti a sedere, facendo registrare il primo sold out della stagione (il secondo sarà stasera con lo spettacolo di Pucci) e ha incastonato la sua irripetibile, graffiante voce nel gioiello sinfonico dell’Orchestra Saverio Mercadante, diretta da Rocco De Bernardis.
La difesa della femminilità con l’umiltà eppure l’orgoglio la determinazione – strana la vita quando diventa alchimia dell’impossibile che diventa realtà – di Giovanna d’Arco. La Pulzella d’Orléans come richiamo a una visione di Francesco Gregori che le dedicò, proprio la sua Giovanna d’Arco dopo un gioco di luce colto sul palco d’un concerto con lei. Un momento altissimo del suo concerto ai Giardini Estensi, così come la canzone scritta a una figlia immaginaria, che è un inno a tutte le madri e a tutte le figlie in procinto di un arrivederci: In Viaggio.
Poco prima, Fiorella aveva aperto il ragionamento sulla violenza che attanaglia il Mondo: «Io sono stata giovane negli Anni Settanta e è inutile che ridete perché vi vedo. Vi immaginavate che il Mondo sarebbe diventato questo. Eravamo per l’amore per la pace, per la fratellanza. Non avrei creduto che i potenti del mondo avrebbero potuto commettere contro la popolazione civile, qualsiasi popolazione civile. Allora ho ripensato alle parole scritte de Lucio Dalla quarant’anni fa. Se fossi un angelo».
Il concerto s’era aperto con Caffè nero bollente portato a Sanremo nel 1981, un anno dopo aver già lasciato il segno accanto a Pierangelo Bertoli nel suo Pescatore. Esecuzione dal sapore mediterraneo, in guisa di monologo con la ritmica quasi ossessiva d’un mare su cui si staglia, sono le 22, questa donna vestita da sposa che a ben guardarla è l’idea stessa di sposa, di detentrice d’una verginità che va ben oltre la fisicità e diventa controcanto alla mezzaluna sorta proprio in cima al palco.
C’è una poesia da farfalla, da Mariposa appunto, il suo ultimo successo sanremese, una leggerezza che racconta la fatica e la gioia d’essere donna ma che rassicura anche l’altra faccia della luna - Besame Mucho o la civettuola, malinconica Quizas Quizas Quizas - quella oggi più in difficoltà con le contraddizioni della vita ma che non devono mai dimenticare d’essere combattenti (altro pezzo applauditissimo), che lo devono essere dalla parte dell’amore, che è innanzitutto rispetto. Che rimane di questa Fiorella Sinfonica?
Un viaggio tra passato e futuro prossimo sul filo bianco d’una pagina che rimane da scrivere: donne, uomini, uniti in una lacrima infinita che raccoglie il senso della vita.
La riprova: millesettecento voci che all’unisono intonano con lei la Margherita di Riccardo Cocciante. Il Varese Summer Festival incassa la seconda serata di successo e s’avvia verso una vittoria facile facile con lo show di Pucci, che a Varese non è solo di casa ma riempie sempre il salotto. Registro ben diverso per chi, chiudendo gli occhi, si porterà a lungo l’immagine, la voce, le emozioni di ieri sera: il volo di una farfalla vestita da sposa. Che sia benedetta, come lei stessa ha cantato poco prima delle 22.30, e continui a ispirare la parte migliore di ciascuno di noi.
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