CAI
Viaggio sotterraneo in grotte e “piscine”
Le esplorazioni degli speleosub tra le nostre montagne

Alla scoperta di una sorgente, racchiusa nel sottosuolo. Sottoterra e nelle nostre montagne “scendono” gli speleologi ma per esplorare dove c’è molta acqua servono sub speciali, gli speleosub.
«Mentre normalmente in grotta, a dispetto di chi immagina che sottoterra non si respiri, c’è un’aria finissima, gli speleosub utilizzano le bombole per visitare le gallerie sommerse, hanno attrezzature e mute particolari, di grande impatto per i profani, poiché una volta usciti dall’acqua devono potere proseguire l’esplorazione», racconta Aldo Zamignan, uno dei fondatori del gruppo Speleo Cai Varese, nel marzo del 1970, e che ora sta coordinando il Progetto San Martino, doppio impegnativa attività che si declina in esplorazioni e ricerche, da due anni a e mezzo, nel monte San Martino. I risultati di questa avventura e una spettacolare carrellata di immagini e racconti di speleosubacquea nella sorgente del Torregione, che alimenta l’acquedotto di Duno e Cuveglio e della zona, sono al centro di un evento per capire, vedere e scoprire l’ attività di questi speciali sub che fanno ricerche sottoterra. Di scoperte e meraviglie del sottosuolo si parlerà, ma soprattutto si guarderanno immagini e filmati, giovedì 18 nella sede Cai di Varese (via Speri della Chiesa Jemoli 12) alle ore 21.15.
Dopo la serata inaugurale dedicata alle foto delle grotte del Campo dei Fiori, con le immagini della speleologa varesina Luana Aimar, continua dunque la quinta edizione della rassegna “Dalla parte delle radici” curata dallo speleologo e geologo Alessandro Uggeri. Tutti gli appassionati delle nostre montagne (o anche solo i curiosi di scoprire che cosa vi è sotto) possono infatti partecipare alla serata (ingresso gratuito), nella quale lo speleosub Luigi Casati illustrerà le sue esplorazioni, con immagini presentate e commentate anche da Ferruccio Tomasi, Romano Rampazzo e Aldo Zamignan. Dunque verranno raccontate le nuove esplorazioni “asciutte e in acqua”. Un appuntamento sul carsismo del San Martino, «monte che è uno dei massicci calcarei più ricco di grotte della provincia, con due cavità particolarmente significative, la Grotta del San Martino, profonda quasi 200 metri - commenta Sandro Uggeri - e la risorgenza del Torregione, captata ad uso idropotabile». L’intensa e lunga attività è stata portata avanti dal gruppo Progetto San Martino, al quale hanno partecipato vari esperti, dello Speleo club Valceresio, del gruppo speleo Cai Varese, di Lecco, di Milano, di Laveno, un gruppo eterogeneo ma accomunato dalla stessa passione per l’esplorazione del sottosuolo.
Racconta, Aldo Zamignan, che la grotta del San Martino è stata scoperta «alla fine degli anni Sessanta e ha attirato grande interesse degli speleologi all’inizio degli anni Settanta». Finora, l’accesso della grotta è sempre stato sulla sommità del monte (alto 1.087 metri). La grande novità riguarda però una seconda apertura, quella appunto delle esplorazioni degli ultimi anni, quando è stato scoperto, camminando lungo la strada che appartiene alla cosiddetta Linea Cadorna, una “fessura” dalla quale fuoriusciva aria particolarmente fredda. Da qui la nuova via di accesso alla grotta, i cui particolari saranno resi noti durante la serata di giovedì nella sede Cai. Un secondo, nuovo ingresso, «che consente di arrivano direttamente sul fondo della grotta - continua Aldo Zamignan - e di continuare le esplorazioni e le attività di ricerca, altrimenti impossibili se si entrasse dall’ingresso storico della grotta, sulla sommità del San Martino».
Altro progetto è quello delle galleria sommersa della sorgente del Torregione. Vi è un primo sifone, della lunghezza di circa 120 metri, quindi si “riemerge” per alcune centinaia di metri e ci si trova di fronte a un secondo sifone esplorato in particolare da Luigi Casati e dal suo team speleo.
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