IL FENOMENO
Invasione di cimici asiatiche
«Temperature più basse: cercano il caldo». Non sono pericolose per l’uomo, ma danneggiano le coltivazioni

Una invasione. Piccole, brutte per tutti, cattive con i raccolti. Le cimici non danno tregua sia in città sia in molti comuni della fascia. Si trovano sul muro, sui lampadari, sulle finestre, dietro le antine della cucina, nei cassetti del guardaroba lasciati aperti per un istante. La maggior parte sono marroncine, quelle “alloctone” cioè importate.
Che cosa sta accadendo? «Quello che avviene tutti gli anni e cioè, con i primi sbalzi di temperatura e i primi freddi, le cimici tendono a trovare rifugio al calduccio o dove le temperature, la mattina presto e la sera, sono più invitanti, cioè nelle nostre abitazioni», dice Adriano Martinoli, docente di Zoologia e conservazione della fauna e presidente del corso di laurea in Scienze ambientali all’Insubria. «Non possiamo dire che ve ne siano davvero di più, ma si concentrano vicino alle abitazioni e agli edifici e così abbiamo la percezione di essere invasi».
Non è nemmeno il caldo prolungato, la reale causa, ma il fatto che il lieve abbassamento delle temperature, seguito poi dal rialzo nelle ore centrali della giornata, acuisce l’ingegno, diciamo così, di questi eterotteri. Si tratta di cimice asiatica, specie alloctone, cioè importate, «la cui maggiore diffusione è frutto della manipolazioni ambientali dell’uomo» , spiega il professor Martinoli. Così al posto di quelle classiche cimici verdi che siamo abituati a trovare nelle nostre zone, si sono diffuse a macchia d’olio quelle marroncine con il bordo che presenta una colorazione lieve bianca e nera. Danno fastidio, causano ribrezzo, ma non sono pericolose per gli uomini. «Non pungono e non portano malattie all’uomo e questo è già un grande vantaggio, ma causano danni alle coltivazioni e alla vegetazione, perché pungono i vegetali e succhiano la linfa, che è il loro nutrimento. Danneggiano le nervature delle foglie, per esempio, e alcuni frutti». La cimice ha provocato e provoca danni, in particolare dove si coltivano pesche e pere, per esempio, ed esistono dei sistemi per difendere le colture. L’allarme è scattato in estate in alcune zone del Centro Nord. Alle nostre latitudini, invece, il fenomeno è di questi giorni. Per i cittadini che se le trovano in casa o tra la biancheria il consiglio non è di certo quello di ricorrere alla disinfestazione, ma di confidare nel calo definitivo delle temperatura e dell’«entrata» nell’autunno.
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