L’ECOSISTEMA
Persici, una casa anti... siluro
La Cooperativa pescatori posa una enorme “culla” nel Lago di Varese per difendere gli avannotti dai predatori
Una nursery in mezzo al lago. Una casa fluttuante, con pareti di rete da pesca, per proteggere il persico, il re del lago, ma un re rimasto senza corona.
L’hanno posta un vecchio pescatore e suoi figlio, Ernesto Giorgetti e suo figlio Paolo, che di professione fa il docente di Ingeneria all’Università ma che sulle rive di quel lago è nato e cresciuto e dal padre ha ereditato anche un’altra passione, quella per la scrittura.
E lì, quasi in mezzo, a circa 400 metri dalla sponda di Cazzago Brabbia, tra Punta del Pizzo e l’Isolino Virginia, i due hanno “ancorato” il rifugio per decine di migliaia di avannotti. Cioè i piccoli del pesce persico.
Un nido per i pesciolini che ancora piccoli piccoli possono passare nelle maglie delle pareti del loro nido, grandi 4 centimetri: entrano loro ma non i pesci che li vogliono mangiare.
La culla d’acqua è una “stanza” di otto metri per lato, profonda cinque e ancorata al fondo. A marzo, lì vicino e in altri punti del Lago di Varese, sono state poste le fascine dove i persici hanno deposto le uova.
Gli avannotti oggi hanno due-tre centimetri e sono alla ricerca di un rifugio per salvarsi da uccelli e pesci predatori.
In questa nursery di 300mila litri d’acqua, stanno fino a 200mila avannotti.
La casa galleggiante rimarrà allestita fino a novembre, poi verrà rimossa, con i persici che si sposteranno verso Biandronno e che ormai avranno raggiunto i 12-13 centimetri.
«Non è la prima volta che posiamo questa strana nursery. Riportare il persico nel lago non è facile - racconta Paolo Giorgetti -, ci proviamo e crediamo in questo progetto, semplice nella sua filosofia».
Il Lago di Varese è popolato da una fauna ittica che non riconosce più la sua bosinità. E se la generazione dei cinquantenni di oggi cita alborelle e boccaloni, a rimanere a bocca spalancata sono le giovani generazioni che del lago sentono citare gli sforzi (anche in termini economici) per risanare il bacino e che “vivono” la Cooperativa dei pescatori (solo quattro i professionisti rimasti), come un’etnia rara, antica e romantica, di uomini tutti d’un pezzo che quando va bene, però pescano i siluri. Non quelli lanciati nei film di sommergibili, ma quelli dei pesci che popolano le acque del bacino lacustre.
A minacciare i persici, rimasti tra i pochi pesci nobili, il luccioperca e il persicotrota, pochissime tinche e lucci, sono svassi e cormorani, che planano dal cielo e i troppi pesci infestanti come il siluro, i carassi e il gardon. «A raccontare che ormai dalle acque del lago di roba buona ce n’è davvero poca e le acque sono infestate da veri e propri piccoli squali, come i siluri», è il presidente della Cooperativa pescatori, Gianfranco Zanetti.
«L’ultimo siluro che ho preso era lungo due metri e mezzo per un peso di 82 chili».
Un vero e proprio mostro lacustre.
«Sono lontani i tempi in cui il nostro lago era popolato da triotti, persici, boccaloni e anguille - continua il presidente della cooperativa -. Oggi se peschiamo tre anguille l’anno è tanto».
Le reti vengono riempite di pesci da distruggere. Il lago è in attesa di un ripopolamento e del ritorno del suo re, il persico.
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