LA STORIA
«La mia casa sotto un ponte di Varese»
Il dramma di Kristian: «Senza un lavoro fisso, nessuno mi affitta un appartamento»

Vive sotto un cavalcavia ferroviario, alle porte di Varese, ma non ha rinunciato alla sua dignità: gli indumenti sono divisi in sacchi, tra puliti e sporchi; appena può va a Biumo per una doccia calda; in un angolo ha appeso la sua divisa da cameriere, avvolta nel cellophane e alzata da terra, «per evitare che si possa rovinare». Kristian, varesino classe 1971, ormai da tempo vive così, sempre in attesa della chiamata per un lavoro “a gettone” che gli consenta di sbarcare il lunario e con il sogno di una casa vera: «Purtroppo – spiega, stringendosi nelle spalle – se non hai un contratto non ti affittano neppure una stanza». Con Kristian, la vita ha picchiato duro ma non gli ha spento il sorriso e la speranza: nato a Varese, cresciuto a Gavirate fino a trent’anni, di cui undici trascorsi a lavorare alla Whirlpool, poi il trasferimento ad Albosaggia, in Valtellina, dove il padre aveva deciso di aprire un hotel, coinvolgendo tutta la famiglia.
L’INIZIO DEI PROBLEMI
I primi due anni, nonostante le difficoltà degli inizi, filano lisci, poi ecco i problemi: al padre viene diagnostica la sclerosi laterale amiotrofica e poco dopo si ammala anche la mamma. Lui muore nel 2011, lei un paio d’anni dopo. L’attività di famiglia ormai è in crisi e la banca chiede di rientrare del prestito. «Nel 2014 – racconta Kristian, mentre spacca la legna che gli servirà per combattere il gelo delle notti varesine che ora inizia a farsi sentire – ci hanno portato via tutto. Con i soldi che mi erano rimasti mi sono trasferito a Tenerife, dove ho lavorato due anni e mezzo: in spiaggia sarò andato tre volte in tutto». Le difficoltà sono tante e i soldi mai abbastanza: Rizzi decide di tornare in Italia, dove si arrangia come può, lavorando in Garfagnana, poi a Lucca e per qualche anno in Trentino come stagionale. «Tra una stagione e l’altra – precisa, chiedendo di non rivelare il luogo che ora è casa sua – sono sempre tornato a vivere qui».
LA RICERCA DI UN LAVORO COME CAMERIERE
Un po’ di esperienza in cucina, tanta in sala: Kristian è riuscito a mettere da parte un po’ di quattrini che gli hanno consentito di andare in Croazia a mettere a posto i denti, «perché lavorando a contatto con il pubblico è indispensabile presentarsi bene». A settembre è finito l’ultimo contratto stagionale ed è subito tornato a Varese, sotto quel cavalcavia da cui ogni giorno passano i treni, «ma dalle 23 e per quasi tutta la notte il traffico dei convogli è interrotto e quindi si riesce a dormire, al massimo passano lepri e cinghiali. Ho scelto questo posto perché cercavo un punto coperto, con il soffitto basso, che mi desse più riparo». Ad aiutarlo c’è un carabiniere che ha avuto modo di conoscerlo e di apprezzarne l’onestà. Lo spazio è allestito con un braciere e tutto il necessario per cucinare, un sacco a pelo per la notte, poi l’angolo in cui vengono custoditi i vestiti e, nel fitto del bosco, l’area adibita a toilette. Tutti i rifiuti vengono raccolti e buttati, e ogni giorno fa le pulizie “di casa”. «Vorrei solo un lavoro – conclude, senza perdere il sorriso – per poter finalmente affittare un piccolo appartamento».
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