LA POLEMICA
Lidia, scontro tra criminologa e legale
Franco replica all’avvocato Pizzi: porto argomenti scientifici e le sue sono accuse personali di bassa lega
Ha un seguito il duello a distanza tra la criminologa Ursula Franco, consulente della difesa di Stefano Binda, e l’avvocato Daniele Pizzi, legale della famiglia di Lidia Macchi, a proposito dell’omicidio del 1987 e del processo che nell’aprile scorso si è concluso con la condanna all’ergastolo di Binda, ritenuto responsabile del delitto dalla Corte d’Assise di Varese.
A confermare la sua ricostruzione di quello che accadde 32 anni fa è infatti la criminologa.
«I fatti parlano chiaro, l'omicidio di Lidia Macchi non è un omicidio sessuale e la psicopatologia di chi lo commise è quella di un predatore violento, personalmente non ho mai parlato di serial killer, fermo restando che da un punto di vista psicopatologico chi commise l'omicidio è equiparabile ad un omicida seriale».
Con un accenno anche alla sua “competenza” in materia, messa in dubbio dal legale della famiglia Macchi.
«Anche se faccio fatica ad abbassarmi a tanto, invito chi in futuro intendesse screditarmi a dare prima un'occhiata al mio curriculum che è on line (e che in effetti non è limitato al solo caso Elena Ceste, ndr). Peraltro l'argumentum ad personam è una strategia che non fa onore a chi la mette in atto».
Da qui un’ulteriore replica dell’avvocato Pizzi, nell’attesa che sia il processo d’appello, al massimo tra qualche mese, a valutare di nuovo pro e contro delle diverse ricostruzioni dell’accaduto.
«Le consulenze criminologiche si fanno durante le indagini e si espongono nei tribunali, non certamente sui blog e attraverso i siti Internet. Avvocati e consulenti hanno infatti sempre avuto la possibilità di svolgere le loro difese nelle aule di giustizia. Detto questo, la famiglia Macchi chiede che si porti finalmente rispetto per la memoria di Lidia, già fin troppo oltraggiata dai terribili depistaggi attuati vergognosamente fino ad oggi».
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