IL RICORDO
L’ultima camminata di Roberto: «La montagna che amava se lo è portato via»
Il figlio racconta Figini, morto sulle Dolomiti di Brenta. Domani i funerali

«Era stato papà a organizzare quella camminata in montagna sulle Dolomiti di Brenta, lungo il sentiero delle Bocchette Alte. Ci teneva tanto e aveva portato con sé un gruppo di quattro amici, affiatatissimi, appassionati ed esperti. Amava immensamente la montagna e la montagna se lo è portato via». A parlare è Andrea, uno dei due figli di Roberto Figini, il settantatreenne varesino morto per un malore nella mattinata di sabato in Trentino. Roberto se n’è andato in pochi minuti, hanno raccontato gli amici che erano con lui, e oggi ai tanti che gli volevano bene in provincia di Varese sembra assurdo che quell’uomo così «pieno di vita» non ci sia più.
MONTAGNA E FAMIGLIA
«Oltre alla montagna amava profondamente la sua famiglia e adorava i suoi quattro nipoti – ricorda ancora il figlio Andrea -, era impegnatissimo nel Lions Club Sette Laghi, al servizio degli altri, gli piaceva fare fotografie e gli piaceva l’arte. Non riusciva a star fermo e ogni mattina, quando si svegliava, trovava subito qualcosa da fare».
DOMANI I FUNERALI
La salma arriverà questa mattina, martedì 10 settembre, a Varese dalla camera ardente allestita a Madonna di Campiglio. E domani, alle 10.30 nella chiesa della Brunella (rosario dalle 10), a salutare Roberto per l’ultima volta saranno la moglie Marinella, Andrea con la sorella Silvia e le rispettive famiglie, gli altri parenti e certamente tantissimi amici.
IL MALORE
Sabato mattina sulla ferrata delle Bocchette Alte la tragedia si è consumata in pochi minuti. «Mi hanno detto che papà si è accasciato all’improvviso. Quello che stava percorrendo è un sentiero impegnativo, ma si è sentito male in un punto che non presentava difficoltà. Si è seduto e se n’è andato. Gli amici sono stati pronti a tentare di rianimarlo, con il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, anche con l’assistenza di alcuni ragazzi che erano sul sentiero, ma è stato inutile. E anche il Soccorso alpino, che è arrivato sul posto in elicottero, non ha potuto far nulla, se non trasferire papà a Madonna di Campiglio».
LE DOLOMITI
Roberto era in pensione da diversi anni e nella sua vita lavorativa aveva creato e poi guidato il calzaturificio Finest Figini di via Brunico. Nel suo caso, però, parlare dell’ultimo periodo della sua esistenza come di “anni di riposo” dopo le fatiche lavorative non aveva molto senso. C’era la montagna: il grande amore per Madonna di Campiglio e le Dolomiti di Brenta - «i posti migliori dove sia mai stato», diceva – e anche le camminate nel Varesotto e nel Lecchese, i diversi gruppi di amici e il Cai di Gazzada Schianno. C’erano i nipotini: «Con loro aveva un rapporto speciale - è ancora il figlio Andrea a raccontare -: si parla di bambini dai 7 ai 10 anni, ma anche con loro andava spesso a camminare». C’erano i Lions, con il Club Sette Laghi che per decenni l’ha visto in prima linea in tanti progetti a favore della collettività e dei giovani, anche con ruoli importanti nella superiore gerarchia dell’organizzazione.
LA FOTOGRAFIA
E c’era anche un’altra passione, per la fotografia: a Roberto piaceva fotografare sia per i Lions sia durante le gite in montagna. «Riprendeva gli altri e non è facile trovarlo nei suoi scatti». Ma a volte c’è, come nella foto che pubblichiamo in questa pagina: saluta con un cappello in mano, sorride poco ma si vede che è felice.
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