IL LUTTO
Addio a Bortoluzzi, medico e umanista
Il Prof, che fondò e diresse l’Anestesia e Rianimazione varesina s’è spento a 97 anni nella sua casa di Velate. Il ricordo del suo allievo Giulio Minoja

E’ morto nella sua casa di Velate, il medico umanista Emilio Bortoluzzi.
Medico anestesista e primario della Rianimazione, Bortoluzzi a Varese è ricordato per la sua vocazione alle arti letterarie e musicali come scrive Mario Chiodetti nel suo articolo in edicola domani, venerdì 2 marzo, con La Prealpina.
Bortoluzzi lascia la moglie Stefania, medico come lui, e i figli Alberto, Elisa e Chiara cui vanno le condoglianze di tutta la famiglia della Prealpina.
I funerali saranno celebrati sabato 3 marzo, alle ore 15, nella chiesa di Velate.
Qui di seguito pubblichiamo il ricordo di Bortoluzzi firmato dall’attuale direttore del Dipartimento di Anestesia e Rianimazione dell’Asst Sette Laghi, Giulio Minoja.
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Mi sono affacciato al suo Reparto più di quarant’anni fa quando, ancora studente di Medicina, pensavo potesse essere un’utile esperienza frequentare la Rianimazione dell’Ospedale di Varese. L’incontro con il Prof. Emilio Bortoluzzi e la conoscenza di quella Disciplina hanno condizionato tutta la mia vita professionale.
E’ stato uno dei primi specialisti in Anestesia in Italia, quando questa disciplina si rendeva indipendente dalla chirurgia. Nella sua lunga carriera percorreva tutti gli sviluppi e le conoscenze che hanno dato a questa specialità un ruolo centrale nella gestione del paziente chirurgico. All’atto tecnico e all’approccio farmacologico, il Prof. Bortoluzzi aggiungeva grandi competenze di Medico, che consentivano di conciliare la storia del paziente e le condizioni cliniche dello stesso, l’atto chirurgico e i bisogni di assistenza successiva all’intervento: quello che oggi si definisce fare “Medicina Perioperatoria”.
Alla fine degli anni Sessanta intuì che, a partire dall’anestesia, i concetti di supporto delle funzioni vitali potevano essere trasferiti alla gestione a più lungo termine dei pazienti critici, quelli con insufficienze delle funzioni vitali.
Per questo, dopo esperienze in Inghilterra e nei Paesi Scandinavi allora di riferimento sull’argomento, convinse colleghi e Direzione dell’Ospedale della necessità di aprire un nuovo reparto che fosse a disposizione dei casi più gravi provenienti dei reparti medici, chirurgici o dal Pronto Soccorso: la Rianimazione, inaugurata nel 1971, moderna struttura dotata di 12 posti letto e delle attrezzature di monitoraggio e supporto artificiale.
Il Prof. Bortoluzzi dirigeva a tempo pieno la Rianimazione, anzi, si può dire che la Rianimazione fosse il Prof. Bortoluzzi.
In epoca antecedente ai sistemi avanzati di monitoraggio invasivo, prima che linee guida e protocolli prendessero piede nella nostra letteratura, la gestione del paziente critico si basava essenzialmente su cultura medica, esperienza, capacità cliniche, e soprattutto grande passione, attaccamento e presenza al letto del paziente, doti per le quali è stato di esempio per tutti.
Mentre oggi l’urgenza extraospedaliera è medicalizzata a partire dal territorio, passa attraverso la fase diagnostica e di prima stabilizzazione in Pronto Soccorso e giunge in reparto dopo adeguato condizionamento, nel periodo più eroico lo stesso evento veniva catapultato dalla strada in Rianimazione, dove le prime manovre di intubazione, ventilazione, accesso venoso e infusioni erano per lui un vero e proprio assalto all’arma bianca.
Emilio Bortoluzzi è stato marito, padre e nonno affettuoso, uomo cordialissimo e aperto, di vasta cultura umanistica, scrittore, poeta e appassionato di musica.
Allo stesso tempo, davanti a un caffè, con medici e infermieri poteva discutere con competenza dell’ultima partita di calcio o di basket, di sci o di atletica, delle gioie o dei dispiaceri che ci dava la Ferrari in Formula 1.
Arrivava in ospedale guidando con grinta la sua Alfa Romeo.
E’ stato un Pioniere e un Maestro per chi ha avuto il privilegio di lavorare con lui, e sono sicuro che la sua impronta, l’attaccamento al paziente, la curiosità scientifica e la grande passione debbano ancora trovarsi nei nostri moderni, tecnologici reparti di Ospedale.
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