LA CRISI
Negli hotel solo medici e infermieri
Situazione devastante: 1.200 famiglie rischiano il lavoro
Il Covid ha messo in ginocchio non solo il commercio ma anche il settore alberghiero e nello stesso tempo, come in una sorta di diabolica legge del contrappasso, è spesso l’unica fonte di guadagno per gli albergatori della provincia di Varese.
La situazione è come sempre a macchia di leopardo perché variegata è la situazione geografica e di offerta; il capoluogo e le città vicino all’aeroporto da una parte, la zona dei laghi dall’altra. A Varese, soprattutto, i pochi hotel aperti riescono a «tirare avanti» con medici e infermieri o operatori sanitari che per il Covid devono rimanere lontani da casa, per proteggere le loro famiglie. Alcuni sono in città dalla prima ondata della pandemia: soggiornano all’Ibis Styles alle Bustecche oppure all’Hotel Ungheria di viale Borri. Quattro o cinque, per ogni struttura, numeri che nel tempo si sono modificati e che sono fluttuanti ma che indicano come la pandemia che tutto ha portato via consenta comunque ora di riempire qualche camera.
A confermare la situazione particolarmente difficile ma anche questo aspetto di legame tra chi pernotta e l’emergenza sanitaria, è Simone Segafredo, vicepresidente di Federalberghi Varese. «In questo periodo ospitiamo qualche medico e qualche infermiere e anche alcuni militari impegnati nei drive through, per il resto c’è calma piatta, mancano tutte quelle prenotazioni tipiche degli altri anni, come gli spostamenti di olandesi o nordeuropei che un tempo prenotavano per fare tappa durante i viaggi verso altre zone della Penisola - spiega Segafredo -. C’è un minimo di movimento dato da qualche lavoratore impegnato nei cantieri in città, ma per il resto è tutto fermo, ormai da mesi».
Sono tra le mille e le 1.200 le persone che lavorano nel settore ricettivo, come dipendenti occupati diretti: la crisi del settore si ripercuote dunque su moltissime famiglie. «La situazione è molto complicata, ormai da mesi, e sempre più difficile è anche trasmettere speranza ai nostri soci» dice Daniele Margherita, direttore di Federalberghi Varese. «Attendiamo una risalita che non sia più lenta e a singhiozzo».
Senza contare - in una situazione non certo determinata solo da questo elemento - «il fatto che la tassa di soggiorno non sia stata sospesa, per esempio nel capoluogo». Qui il turismo business è crollato: tutti o quasi gli eventi si svolgono online e il periodo da dicembre in poi è solitamente «morto». Ad analizzare la situazione del turismo varesino del 2020 elaborata dalla Camera di Commercio (su dati provvisori Ross1000, Polis, Regione Lombardia), emerge che ottobre 2020 ha registrato meno 64,6% arrivi in provincia, e -56,5 presenze. Novembre - 84,8% arrivi e -72,6 presenze: due mesi simbolo di un anno devastatane, da febbraio in poi.
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