I DATI
Picco di influenza
Ventimila a letto per il virus. Molti i casi di polmonite in ospedale, anche tra i giovani
Quindicimila cittadini costretti a letto nell’ultima settimana per l’influenza.
La malattia stagionale ha raggiunto il culmine e ora, così dicono le stime, comincerà la lenta parabola discendente.
Negli ultimi giorni si sono ammalate altre 5-6mila persone in città e nel territorio provinciale colpite dai virus parainfluenzali, per esempio quelli intestinali (come rotavirus e norovirus) ai quali va aggiunto un alto numero di bambini: basti pensare che tra i piccoli si è arrivati a sfiorare percentuali del 35 per mille, più del doppio di quelle degli adulti.
Il picco influenzale è dunque arrivato dopo una partenza lenta, in ritardo, rispetto agli anni scorsi, di almeno tre settimane.
«A livello nazionale, secondo i dati dell’Istituto superiore della sanità, si è raggiunto nell’ultima settimana il 14 per mille di nuovi casi. In Lombardia, insieme con Marche e Abruzzo, anche il 16». A tracciare il quadro della malattia virale, è Aurelio Sessa, medico sentinella, cioè che svolge sorveglianza epidemiologica ma anche, insieme con un altro collega su tutta la provincia, anche virologica, e che è presidente regionale Simg (Società italiana di medicina generale e delle cure primarie).
«D’ora in poi l’emergenza influenza dovrebbe diminuire fino a sparire entro fine marzo, mentre la sorveglianza epidemiologica e virologica continuerà fino al termine di aprile».
La copertura vaccinale è stata alta, soprattutto tra gli anziani: l’accordo tra il ceppo del vaccino e il virus circolante è alto. «Ciò significa che i vaccinati hanno fatto bingo».
Ci si ammala comunque? Certo, in alcuni casi. Ma non è praticamente mai vera influenza. Qualche linea di febbre, dolori, problemi intestinali o raffreddore e mal di testa, ma non il quadro dei sintomi, gli unici, che possono fare parlare di vera influenza. E che sono i seguenti: febbre oltre i 38,5 gradi centigradi, sintomi delle alte vie respiratorie e sintomi sistemici, come le “ossa rotte”».
Moltissimi i pazienti che sono finiti in ospedale, anche se dal Pronto soccorso il primario Saverio Chiaravalle ricorda che «nonostante i tanti accessi e ricoveri collegati all’influenza, la situazione non è stata drammatica come quella dello scorso anno, mentre abbiamo avuto, questo sì, un numero notevole di polmoniti, anche tra pazienti giovani».
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