IL SONDAGGIO
Pmi, sì alle chiusure brevi
Confartigianato ha raccolto i pareri di 700 aziende varesine: d’accordo sul blocco dell’attività ogni due mesi

Sono poco meno di 700 le aziende varesine che nell’arco di tre giorni hanno scelto di far sentire la voce del mondo produttivo i sui provvedimenti di governo e regione per contenere la diffusione del Coronavirus.
Pressoché unanime il giudizio - negativo - sul Dpcm del 24 ottobre, ritenuto dal 71,8% degli imprenditori «inutile a contenere la pandemia e l’espansione del contagio» e ancor più secco il no alle decisioni tranchant modello lockdown totale, come quello già vissuto nei 69 giorni di confinamento forzato della scorsa primavera.
Le aziende non hanno dubbi: è impensabile un bis (69,7%). Piuttosto, le imprese aprono a una soluzione “soft”, ovvero a un periodo di lockdown limitato ad una settimana circa ogni due mesi, finalizzata a rendere sostenibile e controllabile la diffusione del virus (28%).
«Un dato che ci fa capire quanto le aziende siano disposte a fare un nuovo sforzo per mettere una pietra su quelli che consideriamo nemici infidi al pari del virus, ovvero l’incertezza e la confusione delle decisioni avventate, nella consapevolezza che bisognerà purtroppo convivere ancora a lungo col Coronavirus» spiega il direttore generale di Confartigianato Varese, Mauro Colombo, che tiene sotto controllo l’andamento della curva virale dall’osservatorio di viale Milano nel tentativo di trovare soluzioni di compatibilità tra produzione e salvaguardia della salute. Certo, sono molte le aziende che ritengono ogni forma di lockdown totale un problema (65%), ma è altrettanto vero che il rimanente 35% concorda nel valutare mediazioni finalizzate a sopportare i lunghi mesi che ci separano dalla fine del tunnel. Intanto continua a regnare l’incertezza totale.
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