PATOLOGIE “DA CIBO”
Disturbi alimentari, pazienti anche dodicenni
Non solo anoressia e bulimia: a Varese équipe multidisciplinare

Ci sono l’anoressia, la bulimia. Ma anche termini meno conosciuti che indicano problemi che colpiscono soprattutto gli adolescenti e giovani uomini, come la vigoressia, cioè lo sviluppo maniacale dei muscoli, o l’ortoressia, cioè l’ossessione per il cibo sano che porta ad ammalarsi - è un paradosso - per la ricerca di troppa salute, perché si eliminano alimenti essenziali. Sono alcuni dei disturbi alimentari che sono vere e proprie patologie cui gli adulti ma soprattutto i ragazzi della provincia di Varese non sono purtroppo immuni. Anzi.
Domani si celebra la Giornata del Fiocchetto Lilla per sensibilizzare la popolazione sui disturbi del comportamento alimentari (e che a Varese prevede banchetti informativi all’università dell’Insubria in varie sedi didattiche).
BATTAGLIA QUOTIDIANA
A fronte di alcune ore di grande attenzione nazionale al problema, o di una settimana di iniziative promosse in Lombardia a livello regionale, vi sono centinaia di famiglie, centinaia di ragazzi e poi medici, psicologi e infermieri che combattono tutti i giorni sul territorio contro il mostro che porta a rifiutare il cibo o a farne un utilizzo talmente distorto da diventare malattia, patologia.
«Con il Covid i ricoveri per queste problematiche sono raddoppiati e a Varese è cresciuto almeno del 40 per cento il numero di ragazzini che seguiamo», dice Giorgio Rossi, a capo della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’adolescenza dell’Asst Sette Laghi. A sottolineare che «ora vediamo bambini con disturbi alimentari anche solo a 10-12 anni» è il neuropsichiatria, docente dell’Insubria, Cristiano Termine. Una piaga che deve essere affrontata da un team multidisciplinare, a prescindere dall’età dei pazienti: dietisti, psicologi, psichiatri, neuropsichiatri, esperti in medicina interna.
I NUMERI
Ci si rivolge all’ospedale, spesso i genitori si rivolgono alla sanità privata, impauriti dalla situazione o nel caso di liste di attesa considerate troppo lunghe. «I dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità dicono che i disturbi alimentarti più diffusi sono l’anoressia nervosa, per il 36,2%, la bulimia nervosa per il 17,9% e per il 12,4% il binge eating, cioè le abbuffate incontrollate», spiega la nutrizionista dell’Insubria Eugenia Dozio e una delle massime esperte dei disturbi alimentari . Invece Massimo Agosti, a capo del Centro di ricerca sulla nutrizione dal concepimento all’età evolutiva dell’Insubria, ricorda che l’incidenza dell’anoressia nervosa è stimata per il sesso femminile in almeno 8 nuovi casi per 100mila persone in un anno e fra lo 0,02 e 1,4 nuovi casi nel sesso maschile, mentre l’incidenza della bulimia nervosa è di 12 nuovi casi su 100mila persone l’anno per le femmine e di circa 0,8 per il genere maschile.
PROBLEMA SOTTOVALUTATO
«I disturbi alimentari sono un problema troppo spesso sottovalutato, a volte anche per vergogna - dice Agosti -, per il quale bisogna portare le famiglie a chiedere aiuto agli specialisti, prima che sia troppo tardi».
Patologie complesse, che vanno affrontate con il supporto di team multidisciplinari e che se non identificate precocemente e non trattate adeguatamente, «possono trasformarsi in condizioni permanenti, provocando gravi danni per l’organismo», dicono Agosti e Dozio. Un supporto essenziale deve anche essere garantito alla famiglie, specie di pazienti sempre più in giovane età.
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