STELLE IN CITTÀ
Qui ha abitato Dakota Johnson
L’attrice tre mesi in un angolo di paradiso a Varese mentre girava l’infernale “Suspiria”

Il set sarà stato anche “un inferno” - giusto per citare un altro titolo importante di Dario Argento - ma, lontano dai ciak di “Suspiria”, Dakota Johnson a Varese non si è trovata affatto male. Al punto da avere persino confidato, nei giorni delle riprese, di volere prendere casa qui, naturalmente non per viverci ma per venirci di tanto in tanto. Come spiegare allora lo sfogo a “Elle”, ripreso anche dalla Prealpina, dell’attrice? Della serie “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” o capricci di diva?
Andiamo con ordine. Dopo un lungo periodo di sopralluoghi e trattative, Luca Guadagnino trova la location ideale per il remake del film girato nel 1977 da Dario Argento. La scelta cade sul Grand Hotel Campo dei Fiori, che il regista conosce da tempo e che da tempo è abbandonato, in grado di trasmettere se non paura almeno disagio a chi deve entrarci di notte per interpretare un horror. Se poi, come accade, il periodo in cui si gira è quello tra Halloween e il 23 dicembre, ad aumentare il disagio ci si mette anche anche il freddo, quel «freddo cane» patito dalla figlia d’arte (la madre è Melanie Griffith, altra bellezza) in «un albergo abbandonato, in cima a una montagna».
Certo non il massimo per una che, come Enrico Montesano sul palco a teatro, d’inverno ama muoversi tra le mura domestiche con temperature attorno ai 30 gradi. L’inferno gelato del set («sul tetto c’erano 30 ripetitori per telefono» l’altro atto d’accusa, questo difficilmente contestabile) era compensato dall’angolo di paradiso in cui trascorreva il resto del tempo. In una bella villa, interamente a sua disposizione, circondata dal verde. Una fortezza inespugnabile (fino a poche ore fa top secret) messale a disposizione dalla Frenesy Film al pari di una suite al Palace, creato, come il Grand Hotel Campo dei Fiori, da Giuseppe Sommaruga. Dalle parti di via Manara, dove pernottava tutto resto del cast, comprese stelle quali Tilda Swinton e Mia Goth, Dakota in realtà la si è vista pochino. La sua non è stata però una vita da eremita.
Anche se poteva vantare un cuoco personale, ha cenato diverse volte in un ristorante giapponese e in uno italiano, storicamente varesino sin dal nome. Entrambi non distanti dal posto in cui ha abitato, in quel di Bosto, nell’ultimo trimestre del 2016, accanto a una famiglia tra le più importanti per la storia di Varese e provincia.
Salutista, molto attenta a ciò che mangia, con un rapporto praticamente quotidiano con tapis roulant e pilates, la figlia di Don Johnson (già, attore anche il padre) ai varesini che le hanno parlato o l’hanno conosciuta è risultata simpatica, cordiale. Una, per capirci, che nonostante sia una star di Hollywood, non se la tira più di tanto.
Per “Suspiria”, suo secondo film - “A Bigger Splash”, remake de “La piscina” - con Luca Guadagnino, sostiene, è finita in terapia. Meglio sono andate le cose a Mia Goth che da Campo dei Fiori e Palace si è presa una minivacanza per convolare a nozze a Las Vegas. L’attrice inglese arrivava però forte dalla scuola di guerra “Nymphomaniac” di Lars von Trier. Tra la sua P. e l’Anastasia multicolore di Dakota la differenza non è solo questione di sfumature.
© Riproduzione Riservata