VILLA MIRABELLO
Varese ritrova il suo Guttuso
Inaugurata la mostra-evento del maestro: «È questa la città della cultura»

Una mostra che ha alla base una storia di amicizia. Lo si capisce fin dai primi passi all’interno dell’esposizione “Renato Guttuso a Varese”, inaugurata a Villa Mirabello.
Uno dei pannelli esplicativi riporta, infatti, la lettera che il pittore scrisse a Francesco Pellin nel 1981 «...nella tua collezione è esemplato un arco del mio lavoro. Quanto io ti sia grato di questa accurata ricerca e attenzione sul mio lavoro è inutile dire. Quanto sarebbe augurabile che il rapporto tra collezionista ed artista tornasse ad essere un rapporto di scelta, di rischio culturale ed amore».
In un clima di grande soddisfazione si è aperto un evento che in città era molto atteso, da quando fu annunciato l’anno scorso e che ha impegnato gli organizzatori a tempo pieno negli ultimi tre mesi.
Nelle parole dell’amministrazione comunale, che ha fortemente voluto l’iniziativa, questo è solo l’inizio e si guarda già avanti: «Varese si presta ad essere città di cultura - spiega il sindaco Davide Galimberti - Lo dimostrano questa manifestazione e la sinergia attivata con Villa Panza, dove si sta svolgendo un’importantissima mostra internazionale. Con il progetto ambizioso di portare in città l’Archivio del Moderno, si coronerebbe un’idea di Varese al centro di un sistema culturale importante».
Il primo cittadino sottolinea le azioni di promozione intraprese: «Portare grandi mostre, fare del paesaggio un elemento di attrazione. E ci saranno altre sorprese».
Intanto, tornando all’allestimento che impegnerà Villa Mirabello per i prossimi otto mesi, «vorremmo - continua - seguisse a breve una nuova mostra, di ampio respiro, dedicata alla rilettura della figura di Guttuso dal multiforme ingegno, che fu anche apprezzato notista e scenografo. Magari stringendo un rapporto di collaborazione col Museo di Bagheria e con l’archivio di Palazzo del Grillo, a partire dagli scritti pubblicati di recente da Bompiani».
“Renato Guttuso a Varese” riconnette beni, musei e territorio con l’iniziativa privata e - chiosa l’asse Roberto Cecchi - vuole essere «inevitabilmente anche un omaggio a Francesco Pellin: i due erano legati da stima e affetto e il collezionista ha avuto il merito di raccogliere con pervicacia, intelligenza e impegno un patrimonio imponente, facendone una ragione di vita».
La curatrice della mostra, Serena Contini, sottolinea l’importanza di Varese in virtù di questa amicizia, che nacque casuale nel 1974 a Ischia e che trovò nella Città-Giardino il suo ambiente di frequentazione: «È proprio l’artista ad invitare Pellin nello studio di Velate, mentre stava realizzando La Vucciria. L’imprenditore rimane affascinato e diviene il suo maggiore collezionista privato, dedicandosi esclusivamente alla raccolta delle opere. Questo particolare rapporto viene sottolineato dalla mostra e dal catalogo dalla lettera inedita di ringraziamento del pittore».
Non solo la corrispondenza inedita, altre sono le preziosità esposte, come l’apparato fotografico e gli appunti, tutto materiale inedito, realizzato da Nino Marcobi, segretario ed amico di Guttuso quando questi era a Velate. «Si può ammirare - conclude Contini - la sequenza delle fotografie che ritraggono il pittore mentre realizza il dipinto “Van Gogh porta l’orecchio tagliato al bordello di Arles”, quadro che è stato scelto anche per la copertina del catalogo».
L’emozione traspare dalle parole della moglie del collezionista, Adriana Pellin: «Oggi è una giornata di grande felicità, si realizza il sogno di mio marito e di Renato, che dà il senso della fondazione nata a suo tempo, pensata non come uno strumento autoreferenziale bensì culturale a servizio della collettività».
L’inaugurazione è stata impreziosita dall’intervento del critico d’arte Carlo Arturo Quintavalle che ha fatto un excursus sull’opera del pittore di Bagheria.
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