LA STORIA
Così cambiava Varese
Negli archivi fotografici dello studio Redaelli le immagini delle opere che hanno rivoluzionato la città intorno agli anni ‘30 del novecento: da piazza Repubblica al tribunale alla Schiranna

La Varese che conosciamo e quella che non c’è più, disegnata, pensata e costruita negli anni, con l’ingegno di grandi personaggi e il sudore di molti operai. Un tuffo nel passato quello che si può fare sfogliando l’archivio fotografico dello studio Redaelli: nonno Leandro ha letteralmente costruito la città negli anni Trenta dello scorso secolo. Dal mercato coperto in piazza Repubblica, costruito nel 1931. Per chi non è un ragazzino non è difficile andare indietro con la memoria e ricordare quella costruzione che sorgeva dove ora ci sono il teatro e il parcheggio e parte di piazza Repubblica. A guardare le immagini, senza alcuna competenza architettonica o ingegneristica, nasce spontaneo un solo commento: bello. C’erano i negozi all’interno che si affacciavano sulla piazza, un luogo di lavoro, di spesa, di commercio, di una Varese più che mai operativa.
Qualche spunto interessante può venire dal passato per i progetti futuri della troppo grande piazza Repubblica e degli interventi del futuro per rifare la piazza e il teatro.
Qualche anno prima, tra l’agosto del 1928 e l’aprile del 1929, Leandro Redaelli e l’ingegner Antonino Mazzoni coordinano la realizzazione di un’opera monumentale: il tribunale in piazza Cacciatori delle Alpi. La statua del Garibaldino, che fu realizzata nel 1867 dallo scultore viggiutese Luigi Buzzi Leone, che ora è in corso Matteotti, all’epoca si trovava nel centro della piazza che ospitava il liceo. La struttura venne abbattuta e un vero e proprio reportage fotografico dei lavori dell’epoca mostra la progressione geometrica compiuta dalla cantieristica. Altro che tecnologia raffinata per abbattere i monumenti o semplicemente macchinari enormi. Altro che gru alte come i grattacieli per costruire. Il palazzo di giustizia è sorto con il lavoro di centinaia di uomini che «si passavano le tegole lanciandole, sulle impalcature senza alcuna protezione e con il materiale portato dai carretti trainati dai cavalli», racconta l’ingegner Arturo Redaelli, figlio di quel Leandro che ha rivoluzionato l’aspetto di Varese, facendola diventare una vera città (assurse a capoluogo nel 1927).
Tra i tanti interventi compiuti, anche la trasformazione della Schiranna. Correva l’anno 1938 e per iniziativa della Canottieri venne redatto il “Progetto di sistemazione della Schiranna - Casa degli sport nautici e Lido comunale”. Gli stessi che oggi, con piccoli correttivi, caratterizzano la riva varesina del nostro lago.
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