L’IMMIGRAZIONE
«Più che accoglienza è un respingimento»
I tagli voluti dal Ministero scoraggiano le associazioni a partecipare ai bandi

Un’accoglienza decisamente più spartana che provoca il dimezzamento del costo pro capite dei richiedenti asilo da 35 a 18 euro. E, con questo dimagrimento, spariscono chiaramente anche gli investimenti, e relativi costi, per un’integrazione più strutturata.
È stato pubblicato nei giorni scorsi dalla Prefettura di Varese il bando per l’affidamento dei servizi di gestione di centri di accoglienza temporanea, di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale in provincia di Varese, per il biennio 2019-2021.
Si tratta di una ventina di allegati e centinaia di pagine e moduli da compilare e spedire, destinate a cooperative e associazioni che si occupano dell’accoglienza di queste persone e vogliono partecipare alla gara di appalto.
Il fabbisogno teorico, stimato da Villa Recalcati, è per 1.500 posti, per centri di capienza massima di 50 persone ospitate e per un importo complessivo pari a 23,5 milioni di euro. La cifra si ottiene sommando tutte le voci dell’accoglienza, che hanno subito un pesante taglio rispetto a quanto avveniva finora.
Il costo pro capite, infatti, scende a 18 euro al giorno, dove le voci più rilevanti derivano dal costo delle derrate (5 euro) e del personale, pari a 7,40 euro. In particolare, quest’ultima voce, è stata ridotta all’osso e prevede: un operatore diurno e notturno, medico, assistente sociale, mediatore linguistico e di informazione normativa. Tutti con un monte ore ben limitato.
Spariscono corsi di lingua, formazione professionale, accompagnamento all’inserimento sociale o lavorativo, avvocati e psicologi. A questi costi va aggiunto il kit di ingresso da 150 euro, composto principalmente dal vestiario, la scheda telefonica da 5 euro, da erogare una sola volta. E infine il pocket money, pari a euro 2,50 al giorno, fino a un massimo di 7,50 euro per nucleo familiare.
A tutti verrà garantito vitto, alloggio, prodotti igienico-sanitari e poco altro. Lo schema previsto dalla Prefettura, chiaramente su indicazione del ministero dell’Interno, non piace per niente alle realtà del territorio che si stanno occupando della questione e che, per esempio, in alcune zone d’Italia, hanno deciso di ricorrere al bando.
«Più che un’accoglienza - dice Luca Dal Ben, direttore generale di Ballafon - si tratta di un respingimento. Assistiamo al 45% in meno del contributo, in cui si tolgono alcuni servizi essenziali per l’integrazione».
Non solo: «Anche negli ausili base - aggiunge il dirigente che accoglie svariati nuclei famigliari - ci sono dei tagli incomprensibili. Si obbliga l’uso di vettovaglie di plastica, quando l’Unione europea le ha messe al bando. Oppure di lenzuola mono-uso da far durare addirittura tre giorni: chi ha scritto il bando, ci ha mai dormito per tre notti di fila? Insomma, queste persone giungono in Italia già con dei problemi e, con questo bando, le si lascia ancor più nella precarietà. Tanto che, anche noi, stiamo valutando se partecipare oppure no».
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