L’ORRORE
Torture: niente sconti
Condannati i quattro ragazzi del sequestro alle Bustecche: pene superiori ai quattro anni

«Nessuna messa in prova» per i quattro componenti della sciagurata baby gang che lo scorso 9 novembre hanno rinchiuso in un box abbandonato delle Bustecche e torturato per più di tre ore un quindicenne nel tentativo di estorcergli informazioni su un coetaneo.
Di più, «i tempi non sono ancora maturi», ha ribadito il giudice del Tribunale per i Minorenni di Milano Marilena Chessa, respingendo le richieste formalizzate ieri al termine delle conclusioni dai difensori dei quattro imputati, gli avvocati Alessandro Indelicato, Luca Abbiati, Pierpaolo Fusco - Paolo Bossi e Marco Lacchin. Ma il giudice Chessa non si è limitato a dire “no” alla proposta, ma ha fatto di più: ha inflitto una pena molto severa ai quattro giovanissimi imputati. Nel dettaglio: quattro anni e sei mesi e 1.500 euro di multa nei confronti di un 14enne di origine ivoriana, tuttora in regime di detenzione al Beccaria, individuato come il leader negativo della gang di aguzzini; e quattro anni e 1.200 euro di multa tanto per un 15enne italoalbanese (che all’epoca dei fatti frequentava una scuola media di Varese come l’ivoriano) così come per due 16enni (entrambi italianissimi e studenti di due istituti professionali della città), che nel frattempo hanno lasciato il centro di giustizia minorile per essere collocati in una comunità educativa, dove vivono, complice tutta una serie di prescrizioni, una sorta di arresti domiciliari in comunità (dalla quale peraltro potranno uscire se accompagnati da operatori o da educatori).
Confermate dal giudice le ipotesi di reato contestate dal pm minorile di Milano Sabrina Ditaranto (un passato recente da sostituto procuratore a Varese): dalla rapina (di fatto, il reato più grave perché sanzionato dal codice penale con la pena più pesante) al sequestro di persona; dalla tortura alle lesioni passando per le minacce.
Unica differenza rispetto al quadro accusatorio mosso dalla Procura minorile, il ragazzo ivoriano è stato assolto dall’ulteriore accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Anche le pene erogate in sentenza risultano più basse rispetto alle richieste formalizzate la scorsa settimana al termine della requisitoria dal pm Ditaranto, che aveva proposto condanne comprese tra i cinque e i sei anni.
Nella scorsa udienza erano stati interrogati i quattro ragazzi (i due più piccoli hanno nel frattempo passato l’esame di licenzia media e anche uno dei due studenti che frequentano le superiori è stato ammesso al secondo anno). Evidentemente il loro percorso nel segno della resipiscenza e della riabilitazione non è stato ancora ritenuto sufficiente dal giudice.
Giudice che si è tenuto sessanta giorni (a cominciare da ieri) prima di depositare le motivazioni della sentenza. Lo stesso giudice, invece, tra pochi giorni scioglierà la propria riserva a fronte dell’istanza presentata dall’avvocato Lacchin riguardo la possibilità di far uscire il suo assistito dal Beccaria per permettergli di essere ricollocato in una comunità educativa.
A proposito di motivazioni, sarà interessante comprendere quale ricostruzione il giudice ha ritenuto più credibile rispetto alle tre ore di “Arancia Meccanica” andata in scena alle Bustecche e sul movente che ha determinato una violenza tanto gratuita quanto gravissima ai danni di un coetaneo che, come prevede la normativa legata alla procedura penale minorile, non ha potuto costituirsi parte civile nei confronti dei suoi aguzzini. A quel che è dato sapere, dietro al sequestro e alla tortura non ci sarebbe altro che un debito di droga di una 40ina di euro. La baby gang prendendosela con il coetaneo avrebbe voluto risalire al suo amico. E cioè il ragazzino che, a detta loro, gli avrebbe venduto del fumo di pessima qualità.
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