IL 25 NOVEMBRE
«Tutela delle donne: ecco che cosa serve»
Caterina Cazzato, avvocato, indica le priorità: più forze dell’ordine, maggiore rete sociale. Ma non solo...

Oggi, 25 novembre, è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Tante le iniziative che accompagnano questa data, grande la sensibilizzazione. Ecco l’intervento di Caterina Cazzato, avvocato, funzionaria dell’Ispettorato del lavoro, già candidato a sindaco di Varese.
«Tributo al 25 novembre» scrive. «Sono giorni bui, in cui siamo bersagliati da notizie di violenze disumane sulle donne: dalle atrocità dei conflitti armati nel mondo, che non risparmiano le donne, alle incomprensibili violenze di casa nostra sulle donne». «Perché gli uomini si accaniscono contro le donne? Perché sulle donne sfociano i peggiori, più primordiali istinti maschili? Perché le norme di legge non sembrano mai sufficientemente dirimenti anche nei Paesi più civilizzati? Eppure le donne sono portatrici di vita: sono “la vita”».
«Sembra impossibile - prosegue Caterina Cazzato - rispondere a queste domande facendo appello alla logica, alla storia di un singolo essere umano o di un popolo intero. Appare più facile cercare di attrezzarsi per prospettare un futuro migliore ai nostri figli: in famiglia, attraverso l’amore e il dialogo; in tutti i percorsi scolastici, attraverso lo studio delle norme di legge che tutelano la vita e la salute e attraverso un servizio medico-psicologico; presso i luoghi delle Forze dell’ordine, attraverso un apporto efficace ai cittadini in difficoltà; negli Enti pubblici sanitari, attraverso l’attenzione per la cura della salute mentale».
«L’ultimo Disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati il 26 ottobre 2023, per contrastare la violenza sulle donne e la violenza domestica, prevede il rafforzamento delle misure in tema di ammonimento e di informazione alle vittime e il potenziamento delle misure di prevenzione, dispone in tema di allontanamento urgente dalla casa familiare, in tema di divieto di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa, rafforza le misure cautelari e l’uso del braccialetto elettronico. Serve dotare di mezzi e risorse maggiori e adeguate l’organico delle Forze dell’ordine da formare e dedicare alla tutela delle donne; serve assumere più magistrati da impiegare nella lotta alla piaga della violenza».
«Serve soprattutto - aggiunge - la rete sociale ma non quella che serve a far emergere qualche nuovo centro di potere bensì quella sobria e silente che agisce. Serve porgere la mano al vicino di casa che è fragile e ha bisogno d’aiuto, alla donna povera, maltrattata e bisognosa di una condizione di vita dignitosa, di un lavoro ad esempio. Serve solidarietà, umanità, educazione e l’impegno dello Stato».
«Serve la religione: tornare a frequentare di più i luoghi della fede per riflettere e pregare insieme su come agire il bene. La coscienza di queste necessità in Italia sta crescendo di giorno in giorno: è tangibile come nuovi movimenti femminili, con modalità istituzionali o nei modi più svariati e originali, reclamino come possono attenzione la per il rispetto dei diritti, per l’educazione, per l’amore, per la vita, perché le donne sono “la
vita”».
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