L’ANNIVERSARIO
Dal fax ai social: 20 anni di Openjobmetis
Compleanno speciale per l’agenzia per il lavoro fondata da Rosario Rasizza

Vent’anni dedicati a intercettare i segreti del mondo del lavoro per capire come collocare il più alto numero possibile di persone.
È questa la sfida di Openjobmetis, l’agenzia per il lavoro fondata nel 2001 da Rosario Rasizza, che orgogliosamente spegne venti candeline e lancia lo sguardo al futuro, oltre la crisi.
Due decenni che sono volati ma che hanno visto tantissimi cambiamenti per le professioni. A partire dalla fase di ricerca, come dice lo stesso ad: «Basti pensare che all’inizio del Duemila, Internet non era alla portata di tutti e il curriculum si inviava via fax: può sembrare banale ma già questo fatto rendeva molto difficili i contatti, visto che i documenti con le candidature si scolorivano in pochi giorni. Oggi la tecnologia è dominante».
E così si è approdati nell’era social, dell’eterno presente, delle informazioni fugaci che però, paradossalmente, non si cancellano mai. Tutto questo aiuta la ricerca di una carriera e, dal lato opposto, delle giuste professionalità?
«Ora le Agenzie per il lavoro sono sempre più considerate una porta d’accesso - continua Rasizza -, anche se purtroppo in Italia l’85 per cento dei posti si trova ancora con il passaparola. Invece il nostro mondo andrebbe raccontato in modo più corretto, come un asset importante per questo Paese».
Un Paese in forte difficoltà per svariati motivi, a partire dalle istituzioni.
«Bisogna puntare sulle politiche attive del lavoro, il mio augurio è che il prossimo premier possa ricevere presto le associazioni di categoria che rappresentano il nostro settore. Che cosa direi a Draghi se l’avessi davanti? Di ascoltare chi si occupa di lavoro, come i Centri per l’impiego e le Agenzie: non dare soldi a pioggia, ma distribuire le risorse anche europee con un concetto di premialità, sostenendo sì la riqualificazione ma anche la capacità di far assumere in un certo lasso di tempo. Troppo spesso questo settore viene trattato con superficialità».
Il sostegno economico non vuole dire assistenzialismo, ribadisce il fondatore di Openjobmetis.
«Il reddito di cittadinanza non ha certo aiutato, forse è utile per dare strumenti a chi è in difficoltà ma non ha certo spronato chi è in cerca di occupazione. Anche le figure dei navigator che devono aiutare spesso non sono adeguati perché sono essi stessi inoccupati che dovrebbero spiegare ad altri come ricollocarsi. Quando critico la politica, i ministri e le figure preposte non mi riferisco mai alle singole persone ma al loro ruolo. Poi i sogni si possono realizzare, del resto io stesso ho scommesso su questa attività 20 anni fa senza avere la certezza di farcela. Oggi possiamo dire di sì».
Il pensiero va ai giovani che devono trovare una strada e anche una sicurezza. Non c’è da stupirsi che il sogno sia sempre quello di un contratto senza scadenza.
«Lo sappiamo bene, tanto è vero che i nostri 654 dipendenti, diventati 850 con l’acquisizione recente di Quanta, sono tutti assunti - precisa Rosario Rasizza -. Lo dimostra la corsa ai concorsi pubblici in ambito sanitario».
Il lavoro che manca resta un’emergenza anche di genere: i dati Istat su dicembre mettono i brividi, con il 98 per cento dei 101mila posti persi in Italia al femminile.
«I nostri collaboratori sono all’85% donne, quest’ultimo fenomeno si lega agli effetti del Covid su settori tipicamente femminili come turismo e commercio. Non ci sono altre motivazioni “ideologiche”. Anche in questo il mondo è cambiato per fortuna».
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