EMERGENZA
Ventimila giovani nullafacenti
In provincia torna a crescere il numero dei «Neet»: le ragazze superano i maschi

Non studiano, non lavorano e, pur avendo un’età tra i 15 e i 29 anni, sembrano aver perso ogni tipo di interesse nel mettere basi solide per costruire il loro futuro. In inglese si chiamano Neet e in provincia di Varese, nel 2019, hanno toccato quota 20.570.
A certificarlo è l’ufficio studi della Camera di commercio, che ha elaborato i dati Istat relativi al 2019. Un numero, quello dei giovani nullafacenti, che certamente stride con quelle che sono le caratteristiche fondamentali del territorio varesino: vocazione al manifatturiero e apertura verso i mercati mondiali.
Eppure, industrie, fabbriche, aule e formazione sembrano mondi assolutamente lontani per questa fetta di popolazione che lo scorso anno ha toccato quota 17,4%.
I numeri sono ancor più significativi se confrontati con quelli registrati negli anni precedenti. Dopo un periodo di crescita costante tra il 2012 e il 2016, la curva, finalmente, aveva iniziato a scendere fino al 16,4% registrato nel 2018. Un andamento che aveva fatto ben sperare in una progressiva inversione di tendenza. Invece, nel 2019, l’inversione c’è stata ma al contrario. Di nuovo si è risaliti e a farne spese - come accade spesso anche nel mondo del lavoro - è il gentil sesso. Le ragazze inattiva, infatti, superano di gran lunga i maschi. Le prime, infatti, rappresentano il 63,7%, mentre i secondi si fermano al 36,3%.
Ora il quesito a cui bisogna rispondere è uno solo: come riuscire a coinvolgere questi ragazzi. Tanto più che la pandemia, il lockdown e le conseguenze economiche che tutta la provincia e tutto il Paese si apprestano ad affrontare, di sicuro non facilitano un loro inserimento nel mondo del lavoro.
Il primo passo potrebbe - o forse dovrebbe- essere la formazione: adeguata e specifica, magari in grado di valorizzare passioni e capacità rimaste fino ad ora sotterrate dall’inerzia. La scuola ci mette del suo, gli imprenditori sono pronti ad aprire le fabbriche per percorsi di alternanza, ma non va dimenticato neppure il ruolo essenziale delle famiglie. È una sfida che va vinta con l’impegno di tutti.
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