L’ALLARME
Villaggio Cagnola: piante a rischio
Il Parco del Campo dei Fiori segnala il pericolo di cedimenti. Florovivaisti in soccorso

Cent’anni fa era “solo” il versante nord del Legnone, una propaggine a bosco naturale del Campo dei Fiori, poi è diventato un giardino ben curato a servizio dapprima dei proprietari e a partire dal secondo dopoguerra delle attività educative sorte in favore di ragazzi sfortunati provenienti da tutta Italia. Il Villaggio Cagnola alla Rasa è un vero e proprio “parco nel Parco” quello dell’ente regionale Campo dei Fiori. Fatto è che le numerose essenze messe a dimora nel corso dei decenni mostrano tutta la loro età e i loro acciacchi. In più, i numerosi “eventi meteorologici estremi” registrati l’anno passato hanno peggiorato la situazione.
Un provvedimento di pochi giorni fa, emanato dal Parco del Campo dei Fiori, parla infatti in modo esplicito di «rischi di stabilità delle piante, con numerosi sradicamenti e crolli all’interno del Villaggio Cagnola». Un patrimonio naturale che rischia dunque di andare perduto e un rischio notevole per i fruitori dell’area che, oltre ad ospitare la sede delle Guardie ecologiche volontarie, è adibita a wildland e pertanto percorsa da famiglie e bambini.
Da qui la riproposizione dell’accordo con l’Associazione Florovivaisti varesini, stipulato una prima volta nel dicembre 2016 e finalizzato «alla messa a disposizione dell’Ente Parco di pubblicazioni (aggiornamenti fitopatologici in formato cartacea o digitale), quali strumenti divulgativi e scientifici utili per le aziende agricole e forestali presenti nel territorio del Parco, nonché dell’utilizzo del tomografo quale strumento per la verifica della stabilità delle piante». Strumento, quest’ultimo, che oltre tutto «consente un ampio risparmio per l’Ente Parco» anche in considerazione del fatto che gli alberi in pericolo sono «esemplari di conifere di grandi dimensioni, maturi, a volte in condizioni fitosanitarie compromesse».
I produttori Florovivaisti varesini, affiliati alla Camera di Commercio, dispongono inoltre di un laboratorio fitopatologico per le analisi biologiche e ambientali con le quali vengono effettuate campionature ed analisi delle acque di sorgente in diversi punti del territorio protetto che comprende anche parte della Valganna e della Valcuvia. Si tratta di interventi specialistici effettuati al fine di monitorare possibili contaminazioni ambientali a seguito di incendi e dissesti idrogeologici, eventi estremi purtroppo non rari che possono compromettere la qualità dell’acqua, com’è accaduto la primavera scorsa con la perdita di liquido oleoso da una vecchia cisterna posta in cima alla montagna.
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