DOPPIO APPUNTAMENTO
Varese, Vittorio Cosma: «Le mie storie tese»
Il Maestro di Comerio sul palco con Elio

«Quando sono con loro, mi sembra di avere ancora sedici anni, lo stesso entusiasmo, la stessa voglia di suonare giornate intere in assoluta libertà».
Vittorio Cosma torna a casa. Milanese solo d’adozione, al pari, tra gli altri, dell’amico Nicola Zanardi, il Maestro sarà in concerto con Elio e le storie tese al Teatro di Varese per il Mi resta un solo dente e cerco di riavvitarlotour domani sera alle 21 e domenica alle 18.
Entrambe le date sono sold out e nello stesso posto, di recente, per Vinicio Capossela erano in 900: un quasi tutto esaurito. Che cosa succede in città?
«Fortunatamente quello che accade anche altrove, abbiamo sold out ovunque. La gente ha voglia di musica live, suonata e cantata davvero senza troppi aiutini tipo autotune. E, nel caso di Capossela, significa che condivide anche il suo impegno sociale. Vinicio è bravissimo e, soprattutto, ci mette la faccia: non ha paura a dire quello che pensa».
Da quando fa parte della band?
«In tour da una decina d’anni, da quando Rocco Tanica mi ha delegato a sostituirlo. La prima volta fu nel 2007. Allora fu episodico, solo per un concerto. In realtà conosco singolarmente gli Elii proprio da quando aveva sedici anni. Con Faso suonavo, con Feiez ci vedevamo spesso e con Rocco Tanica ci scambiavamo esperienze, a Milano: eravamo i due arrangiatori più richiesti per un certo tipo di musica. E in quel periodo cominciavano a circolare le prime cassette promozionali del gruppo».
Poi gli album, con lei in una veste particolare?
«Presente sin dal primissimo disco. Come voce narrante e con quei personaggi che piacciono tanto ai fan di Elio, cosa che mi inorgoglisce. Negli album della maturità ho però anche suonato».
Quand’è stato l’ultimo suo concerto a Varese?
«In città bisogna andare indietro parecchio, fino all’esibizione ai Giardini Estensi della Biba Band, formazione fusion con Elio, Faso e Demo Morselli. Poi c’è la mia tappa al Sacro Monte per MicroCosmi nel 2017».
Quel suo Festival non lo vedremo più?
«Non so, diciamo che è una ferita ma anche una pagina aperta. Da quando, grazie a un Festival di Sanremo con Elio, sono apparso in copertina su Sorrisi e Canzoni, non ritengo impossibile più nulla. Non dimentichiamo che siamo riusciti a portare a Comerio un certo Steve Copeland».
Il prossimo febbraio la rivedremo sul podio dell’Ariston preceduto dalla frase dirige l’Orchestra il Maestro Vittorio Cosma?
«Troppo presto per saperlo, anche per me. In genere i giochi si fanno a inizio gennaio. Se mi chiamano, andrò volentieri, una settimana all’anno in quel gigantesco luna park si può fare. A patto di capire che poi si torna alla dura realtà».
Realtà che è fatta, come sempre, da molti impegni messi da parte quando è in tour?
«No, posso contare su un ottimo staff e le giornate dell’anno in cui non mi occupo di più cose contemporaneamente si contano sulle dita di una mano. Prosegue la collaborazione con la Gialappa’s, continua l’avventura dei Deproducers e sto dedicando particolare attenzione al progetto Open Machine. Non si tratta di una performance ma di un happening d’improvvisazione. Gli artisti coinvolti si incontrano al buio e il pubblico si trova completamente immerso in un autentico momento di creazione artistica. Dobbiamo restituire centralità alla musica».
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