IL CASO
Varese: «Viviamo in un film horror»
Spaccio, prostituzione e minacce tra vicolo Mera e via Aprica. Residenti esasperati: «Viviamo barricati per non interferire con traffici inquietanti»

È una convivenza difficile quella tra i residenti del quartiere di Bosto e gli abitanti delle case popolari tra vicolo Mera e via Aprica, ma anche tra gli abitanti delle case popolari stesse. A cui si aggiunge la presenza, a pochi metri di distanza dal cuore del rione, degli alloggi che la Cooperativa di Bosto ha riservato alle persone in disagio, non sempre prettamente economico.
I residenti, che osservano quello che accade nella zona intorno alla Chiesa e all’oratorio, parlano di un via vai di persone poco raccomandabili, di liti, presenze che spaventano e, non di rado, di interventi delle forze dell’ordine.
Non ha timore a parlare apertamente di spaccio e prostituzione, chi invece la quotidianità la vive dall’interno delle case popolari. «Viviamo in un film, dell’orrore. Le scene a cui abbiamo assistito in via Aprica, sono al di la di ogni immaginazione», raccontano i residenti di un alloggio comunale che da anni vivono praticamente barricati nella loro casa, impossibilitati anche ad affacciarsi dalle finestre che danno sul cortile interno, «perché interferiamo con i loro traffici: persone che entrano nel cortile, salgono ai piani alti per qualche minuto e poi se ne vanno. Per capirci sono persone come quelle che si vedono bivaccare in piazza Repubblica o davanti alla stazione. Abbiamo denunciato lo spaccio e siamo stati minacciati. Ci è stato intimato di farci gli affari nostri e non solo a parole».
A parlare per loro sono le denunce sporte alla Polizia, una in particolare, che riporta anche il referto del Pronto Soccorso. «Quest’ultimo episodio è accaduto un mese fa. L’inquilino del secondo piano pretendeva che venisse spostata la sedia a rotelle di un disabile dal cortile perché, a suo dire, lì è tutto suo. Ne è nato un diverbio e dopo ripetute minacce di dar fuoco al proprietario della carrozzina, l’uomo è passato ai fatti: lo ha colpito facendolo cadere a terra e poi gli ha gettato dell’alcol addosso». Solo l’arrivo delle forze dell’ordine ha scongiurato il peggio.
Un episodio scaturito da futili motivi, come quello che ha scosso il quartiere lunedì 27 maggio, e che poi è degenerato in violenza. «Noi abbiamo paura e nonostante le denunce non succede niente. Ci siamo anche rivolti ai Servizi sociali, perché gli appartamenti sono del Comune. Siamo stati ricevuti dall’assessore Roberto Molinari che è stato informato di tutto, ma per tutta risposta ci è stato consigliato di cambiare casa. Abitiamo qui da sei anni, c’è anche una persona disabile e non è giusto che dobbiamo essere noi ad andarcene».
Il disagio delle palazzine comunali è davvero elevato. «C’è un altro episodio che può essere emblematico. L’assegnatario di un alloggio in via Aprica ne ha occupato un altro che era vuoto e non si capisce mai chi ci abita. Prevalentemente ragazze che ricevono uomini, si prostituiscono per capirci. Quattro mesi fa siamo stati svegliati dall’arrivo dell’ambulanza e sulle scale del palazzo c’era una ragazza che aveva appena partorito, proprio lì».
Il tutto a pochi passi dal cortile dell’oratorio di Bosto, a ridosso del centro, in un quartiere insospettabile della città. «Viviamo situazioni talmente surreali che facciamo anche fatica ad elaborarle. Qui è una polveriera e quello che è ancora più assurdo è che sembra non esserci una soluzione. Non sappiamo più a chi rivolgerci», è l’amara conclusione.
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