ARRESTO CONVALIDATO
«Perizia per l’accoltellatore»
Davanti al gip l’uomo che ha cercato di uccidere nel sonno il fidanzato della figlia. La richiesta del difensore: l’uomo ha problemi psichiatrici

Il gip Anna Giorgetti ha convalidato il fermo per tentato omicidio di Salvatore Genovese, 49 anni, l’uomo che mercoledì 3 aprile ha accoltellato nel sonno il fidanzato della figlia (il ragazzo è ancora ricoverato in ospedale ma è fuori pericolo). L’udienza si è svolta ieri mattina, venerdì 5 aprile, in carcere e Genovese, assistito dall’avvocato Marina Merenda, del Foro di Torre Annunziata, ha risposto alle domande del gip e ha ricostruito il drammatico episodio, pur in modo confuso e secondo una logica che è solo sua.
L’uomo ha infatti problemi psichiatrici da molto tempo, e in passato ne ha avuti anche per una condizione di tossicodipendenza, ha spiegato poi il suo difensore: a febbraio è uscito da una comunità della quale era stato ospite per quattro anni.
«Nell’ultimo periodo - ha detto ancora il legale - ha chiesto più volte di essere aiutato, perché soffriva molto per una serie di stimoli esterni a cui non era più abituato e che non sapeva gestire. Una volta uscito dalla comunità, si è ritrovato senza punti di riferimento, in una situazione di instabilità. Ha parlato di difficoltà legate alla convivenza con la figlia, che aveva lasciato bambina e che ha ritrovato adolescente, ma si tratta di una quotidianità assolutamente normale».
Genovese ora è scosso ma tranquillo, perché ha ripreso ad assumere regolarmente i suoi farmaci. Dopo l’interruzione del trattamento terapeutico a febbraio, avrebbe cercato, anche con l’assistenza del suo avvocato, di rientrare in una comunità, ma senza successo, nonostante diverse richieste - pare - all’Igiene mentale e al Sert.
Ieri il pubblico ministero Valeria Zini, titolare del fascicolo sul tentato omicidio di Vedano Olona, ha chiesto al gip la custodia cautelare in carcere per l’accoltellatore, mentre l’avvocato Merenda ha chiesto che il suo assistito sia sottoposto a una perizia psichiatrica e trasferito in una comunità o in un carcere dotato di una struttura sanitaria in grado di assisterlo dal punto di vista psichiatrico. Il gip si è riservato, ma è evidente che l’eventuale trasferimento dell’arrestato dal carcere a un’altra struttura non potrà avvenire comunque nel giro di poche ore, per la necessità di raccogliere tutta la documentazione medica e per la necessità di sondare la disponibilità di strutture di questo tipo.
Dopo l’accoltellamento anche il figlio dell’uomo aveva riferito alla Prealpina che il padre è un malato psichico, invalido al cento per cento, e che la radice del dramma va cercata nella sua uscita dalla comunità di cui era ospite e dalla fine di un trattamento terapeutico controllato.
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