IL CASO
«Ho la pistola»: anziano minaccia la pm
Parte offesa in un procedimento, si rivolge a fine udienza all’acusa. Ora rischia di finire nei guai

«Porto la pistola e sparo». Il giudice Raffaella Zappatini non ha lasciato correre le parole rivolte da un settantasettenne di Arona rivolte al pubblico ministero Maria Portalupi in aula al termine di un’udienza e ha fatto riaprire il verbale, chiedendo l’identificazione dei testimoni per inviare tutto alla Procura.
Il settantasettenne sarebbe stato parte civile al processo che vedeva imputate due donne per esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Già la prima udienza, la settimana scorsa, non era andata bene. Il settantasettenne, infuriato, continuava a intervenire e parlare. Sostiene infatti che le imputate gli abbiano rubato dei soldi. Il giudice lo aveva ripreso più volte, intimandogli di calmarsi e di comportarsi come si conviene a un’aula di tribunale. Dato che questi non si calmava, ha quindi deciso di rinviare la seduta e il suo avvocato difensore ha deciso di rimettere il mandato.
Alla seconda udienza l’aronese, che nel frattempo non ha nominato un altro legale, non ha potuto costituirsi parte civile, ma è stato ascoltato come parte offesa. Rispetto a settimana scorsa non si è affatto calmato, anzi. Ha continuato a intervenire senza autorizzazione.
Uscendo dall’aula, si è avvicinato alla pm per chiedere chiarimenti e a quel punto ha pronunciato le parole incriminate. La frase è stata udita chiaramente dalle persone presenti nell’aula di giustizia ed è stata anche intercettata dai microfoni collegati al sistema di registrazione. Su richiesta del giudice Zappatini, un carabiniere presente ha identificato tutti i testimoni che hanno udito le parole dell’uomo e ha poi trasmesso la documentazione alla polizia giudiziaria. Ora sarà la Procura a valutare se quelle parole rivolte alla pm possano costituire un reato.
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