LA SENTENZA
Vergiate, via la tassa di soggiorno
Annullata dal Tar dopo il ricorso degli albergatori. Illegittimo far pagare gli ospiti

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia ha cancellato l’imposta di soggiorno che era stata istituita dal Comune di Vergiate nel 2019. La sentenza è stata pubblicata il 7 agosto e dà ragione a quattro proprietari e/o gestori di strutture ricettive alberghiere che hanno sede nel territorio del Comune, assistiti dall’avvocato Elisa Vannucci Zauli e sostenuti da Federalberghi.
I quattro avevano chiesto l’annullamento di varie delibere relative all’imposta di soggiorno, che va pagata da chi appunto soggiorna in strutture ricettive alberghiere o extra-alberghiere di determinate città, con costi che variano da luogo a luogo a seconda dei regolamenti comunali, e che è vista come il fumo negli occhi dagli albergatori là dove lo status di città turistica non è assolutamente evidente, per il rischio che altre località vicine, formalmente non turistiche, finiscano per essere preferite dai clienti.
In particolare bersaglio degli albergatori vergiatesi era stata proprio una delibera del Consiglio comunale del 28 marzo 2019, con cui era stato approvato il nuovo Regolamento per l’attuazione dell’imposta di soggiorno.
La vicenda è piuttosto complicata, ma si può riassumere così: Vergiate, al secondo tentativo di introdurre l’imposta di soggiorno, aveva fondato la sua decisione su una delibera della Giunta regionale del maggio 2018 con cui era stato approvato un elenco di comuni a vocazione turistica che comprendeva tutti quelli della Lombardia, nessuno escluso. Con il risultato che anche normalissime località residenziali alla periferia di grandi città, pregevoli al massimo per attività industriali o commerciali, si erano trovate ad essere da un giorno all’altro “comuni turistici” o “città d’arte”.
Peccato però che in seguito lo stesso Tar abbia accolto un ricorso di Federalberghi contro quella delibera regionale, annullandola. Da qui, a cascata, anche l’annullamento del regolamento di Vergiate.
Il Tar ha annullato anche la delibera della Giunta Comunale di Vergiate del 21 marzo 2019 che definiva le tariffe, e quindi in teoria rimarrebbero in piedi le nuove tariffe del 2023: «Non le avevamo impugnate - spiega l’avvocato Vannucci Zauli - ma ovviamente, mancando la delibera di istituzione, le tariffe di per sé sono inutili».
Naturalmente il Comune potrà ora presentare appello al Consiglio di Stato o riadattare il regolamento in forza di una nuova delibera regionale del 2020, anch’essa però contestata e già arrivata all’appello davanti al Consiglio di Stato.
Nell’attesa comunque l’imposta di soggiorno è ora illegittima e non può più essere riscossa. E per il passato? Improbabile che una famiglia che ha soggiornato a Vergiate per tre giorni nel 2021 ne chieda la restituzione, ma il discorso potrebbe essere diverso per un’azienda che ad esempio ha fatto soggiornare a lungo nel Comune decine di operai impegnati in un cantiere.
«Con il Comune di Vergiate è mancato il dialogo - commenta Frederick Venturi, presidente di Federalberghi Varese - e questo ci è dispiaciuto. Siamo contenti del risultato, perché raramente la tassa di soggiorno porta benefici a livello turistico, e viene usata dai Comuni per le loro spese. Se si vuole sviluppare il turismo non è necessario mettere una nuova tassa: questa è la nostra posizione anche a livello nazionale e per questo se l’imposta dovesse tornare a Vergiate faremo di nuovo ricorso».
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