GIRARE
Vertigini, non sempre dipendono da una cervicale malmessa

Vertigini ricorrenti, fastidiosi ronzii (acufene), perdita neurosensoriale dell’udito (ipoacusia), un senso di orecchio chiuso (fullness): sono i sintomi di un aumento pressorio di liquidi nell’orecchio interno con conseguente disfunzione delle cellule ciliate della coclea e dei recettori vestibolari del labirinto. Quando sono presenti più di questi disturbi insieme si parla di sindrome di Ménière.
Il problema delle vertigini è molto frequente e spaventa coloro che ne vanno soggetti, anche se nella maggioranza dei casi è curabile. «L’equilibrio è una condizione multisensoriale dipendente da aree diverse del corpo: il labirinto dell’orecchio interno, gli occhi e i muscoli, quindi un meccanismo complesso che richiede l’esperienza di figure mediche diverse: l’otorino, il neurologo, il fisiatra, l’oculista e il geriatra», fa presente Augusto Pietro Casani, professore associato presso l’Azienda ospedaliero-universitaria di Pisa e responsabile dell’ambulatorio di vestibologia, un centro di riferimento in Italia per la diagnosi e la cura delle vertigini.
«Il primo approccio del medico di medicina generale con il paziente è quasi sempre superficiale - prosegue il professor Casani - perché si pensa che la perdita dell’equilibrio dipenda soprattutto dalla cervicale, ma è un errore. Inizia così un lungo iter, da un medico all’altro, con la pedita di tempo prezioso. La soluzione migliore invece è di rivolgersi, come prima visita specialistica, a un otorino».
Il 5 per cento di coloro che arrivano al Pronto soccorso soffre di vertigini. Dopo i 60 anni, il 15 per cento di persone avverte giramenti di testa con mancanza di equilibrio. Una sensazione preoccupante, soprattutto quando si tratta di anziani con rischio di cadute dalle conseguenze ben più gravi.
Da qualche anno si studia anche il rapporto tra cefalea e vertigine, noto come «emicrania vestibolare», curando con successo molti pazienti che ne soffrono.
In molti casi il problema delle vertigini si può risolvere senza farmaci, attraverso alcune manovre liberatorie eseguite dal fisioterapista. Queste manovre consistono nel rafforzare la funzione vestibolare e nell’intervenire sugli altri sistemi (vista e muscoli) che concorrono all’equilibrio. Solo in casi gravi si interviene con la chirurgia negli impianti vestibolari. La difficoltà maggiore per il medico è di non poter vedere all’interno dell’orecchio, organo completamente chiuso, ma stanno per arrivare nuovi strumenti diagnostici, come la risonanza magnetica a 7 Tesla, quattro volte più potente rispetto agli strumenti oggi disponibili.
«Da qui deriva il nostro impegno - avverte Alberto Golinelli, direttore del Centro ricerche e studi di Amplifon - di organizzare in tutta Italia una serie di incontri multidisciplinari sui problemi patologici legati all’udito, senso sempre più minacciato dall’inquinamento acustico». (g.c.s.)
© Riproduzione Riservata