VOLI IN CRISI
Giorni decisivi a Malpensa
La battaglia politica per l’occupazione e le strategie di gestione. Sono attesi passi importanti da parte degli enti competenti per razionalizzare i voli e gestire il poco traffico rimasto

È stata una settimana terribile per Malpensa, contraddistinta da dichiarazioni choc sui contraccolpi occupazionali di questa pesantissima crisi del trasporto aereo e dalle prese di posizione politiche per riportare l’attenzione degli enti istituzionali su un aeroporto troppo spesso dimenticato dalle logiche romane.
La luce in fondo al tunnel
Già due settimane fa aveva suonato il campanello d’allarme il sindaco di Gallarate Andrea Cassani (Lega) parlando di 1.500 suoi concittadini a rischio del posto di lavoro (e molti di più su tutto il territorio) e aveva rilanciato la battaglia il capogruppo di Fratelli d’Italia Giuseppe De Bernardi Martignoni indicando una vera e propria «polveriera sociale» in brughiera, lui che conosce bene il quadro attuale, essendo stato costretto a spostarsi da Malpensa con la sua attività di taxi perché ormai non ci sono più clienti. Tutto l’indotto soffre e non si vede la classica luce in fondo al tunnel.
Difesa dello zoccolo duro
Chiaro l’appello della Lega che chiede di chiudere Linate per dare un po’ di respiro a Malpensa. Il richiamo non è scontato perché altre volte lo stesso partito di Matteo Salvini - che dovrebbe avere nel Varesotto lo zoccolo duro del suo elettorato - aveva preferito ascoltare la componente milanese. Recente è lo scivolone di alcuni rappresentanti del Carroccio che avevano difeso Linate. Ma ora è diventata una questione di sopravvivenza, per cui sono attese proprio in questi giorni decisioni importanti dal governo. Per una questione di razionalizzazione dei voli e di gestione del poco traffico rimasto sarebbe logico lo stop al city airport milanese. Ciò permetterebbe alla Sea di risparmiare e di provare a resistere in attesa di tempi migliori. Per questo, già da lunedì, sono in programma una serie di incontri che potrebbero condurre a un cambio di scenario con Malpensa a sottolineare il suo ruolo di scalo principale.
Le pressioni di Alitalia
Ma nulla può essere dato per scontato perché le pressioni romane in difesa di Linate su cui fa base Alitalia sono fortissime. E c’è un ulteriore timore che circola negli ambienti aeroportuali, che - cioè - in questo periodo di confusione la compagnia di bandiera ne approfitti per farsi togliere il tetto dei movimenti sul Forlanini così da implementare i collegamenti internazionali. Questo sì che sarebbe il colpo di grazia per Malpensa. Che, invece, se dovesse tornare a muoversi il mercato continuerebbe ad avere il proprio ruolo naturale d’attrazione per tutta una serie di motivi che hanno determinato la costante crescita nei numeri dei voli e dei passeggeri nel periodo pre-covid.
Al di là delle maglie di partito
Resta poi da capire il ruolo della politica in questo contesto. Da più parti viene richiesto un piano strategico aeroportuale. Se la Regione dice chiaro e tondo che Malpensa è un perno per l’economia non solo lombarda, il governo non può più fare finta di niente, è tenuto a giustificare le scelte che spesse volte hanno penalizzato lo scalo varesino. Ecco perché, al di là della maglia di partito, è importante che i rappresentati del territorio facciano una battaglia unitaria. La Lega aveva provato nei mesi scorsi ad attivare un tavolo di confronto con gli stakeholder senza avere preclusioni. Poi, però, le decisioni prese a Roma non sempre sono state in linea con le richieste di un territorio che si sente stanco, arrabbiato e abbandonato. Ma ora è venuto il momento di voltare pagina perché, lo dicono i dati sulla crisi occupazionale, o ci si salva tutti o si va tutti a fondo. Meglio rimanere a galla perché la provincia con le ali vuole sperare che, quando se ne andrà la crisi, tornerà a volare.
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