ROMA
Woody Allen, la mia paura? Il futuro del cinema in casa
(di Francesco Gallo)
(ANSA) - ROMA, 04 MAG - L'amore per il cinema europeo,
l'importanza della sala, l'antipatia per le serie tv ("ma mia
moglie le guarda"), la paura per il futuro del cinema che forse
si vivrà solo nel salotto di casa e, infine, anche un nuovo film
da girare a Parigi che ricorda Match Point. Così alle otto di
mattina un Woody Allen, in camicia celeste e ancora più fragile
per i suoi 85 anni, si racconta via Zoom per presentare il suo
'Rifkin's Festival', in sala dal 6 maggio con Vision
Distribution.
Dal regista, nell'incontro stampa, mai nessun riferimento
alla delicata vicenda di Dylan, sua figlia adottiva, che afferma
di aver subito da lui abusi da bambina, tranne la smentita sui
motivi del blocco della distribuzione del film negli Stati
Uniti, per molti causato proprio da questa vicenda. "Penso che
questo film sia solo vittima della pandemia. Quando è uscito
molti distributori stavano fallendo perché le persone guardavano
la tv a casa. C'è stato, insomma, un grande cambiamento nella
distribuzione, ma abbiamo già ricevuto offerte e negli Stati
Uniti sono convinto che alla fine si vedrà". Nel futuro di Allen
poi un nuovo film: "Ho già pronta una sceneggiatura da
realizzare a Parigi, ma la pandemia ha rovinato tutto. Non
appena si ripartirà spero di poter tornare lì a girarlo. È un
film di cui posso solo dire che guarda un po' a Match Point". E
i rapporti umani post pandemia? "Credo che resteranno gli stessi
di sempre. Tutto tornerà esattamente com'era. Ci saranno persone
che non vorranno entrare più in ufficio e lavorare da casa, ma
fondamentalmente le persone saranno le stesse di prima. Avranno
gli stessi desideri, le stesse ambizioni, le stesse debolezze".
Per quanto riguarda la differenza tra cinema americano ed
europeo, vero tormentone di Rifkin's Festival - che ha come
protagonista un ex professore di storia del cinema sposato con
Sue, una sgomitante addetta stampa - spiega Allen dalla sua casa
di Manhattan: "Credo che la spinta principale di un film sia la
sua innovazione, il tipo di realizzazione artistica. Il cinema
negli States è rimasto immaturo, guidato com'è principalmente
dal profitto. I film europei sono più avanti di quelli
americani, sia nella tecnica cinematografica che nel soggetto".
(ANSA).
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