NUOTO
«La verità? Sono stupito anch’io»
Nicolò Martinenghi a cuore aperto: «Ho sentito poco la fatica, i record sono arrivati quasi con facilità. Frutto del lavoro». I big azzurri? «Mi hanno scritto pure Magnini e la Pellegrini»
Un lungo viaggio dall’Israele a Linate, con sosta a Fiumicino, per ritornare a casa. Nella sua Azzate. Ma durante lo scalo in terra romana, sceso dall’aereo che l’ha riportato in Italia, pranza e si toglie un piccolo sfizio: un gelatone da McDonald’s. Perché, nonostante la pressione su di lui stia costantemente aumentando, egli non se ne cura. Consapevole, con una maturità assolutamente inconsueta per la sua ancor verdissima età, di avere il destino esclusivamente nelle proprie mani.
Nicolò Martinenghi è così: un fenomeno straordinario in piscina, un ragazzo speciale fuori dall’acqua. Ma con tutta la spensieratezza di un quasi diciottenne (festeggerà tra un mese): allegro, aperto, ironico. Ma pure assolutamente innamorato della propria famiglia, legatissimo a mamma Alessandra, a papà Samuele e soprattutto al fratellone Jacopo, più grande di appena 22 mesi.
Ieri, accompagnato dall’inseparabile coach Marco Pedoja, il talento azzurro della rana ha riabbracciato tutti dopo gli ori (quattro) e i record (tre) centrati agli Europei juniores di Netanya. Prima tappa cruciale di un’estate che lo condurrà prima a Budapest per i Mondiali assoluti, poi ancora in Italia per i Tricolori giovanili e infine a Indianapolis per i Mondiali juniores.
Nicolò, domenica battendo ancora il record italiano (e mondiale juniores) dei 100 rana hai lasciato a bocca aperta persino il tuo allenatore, che pure ti segue ogni giorno...
«Volete la verità? Beh, allora sarò sincero: non solo l’allenatore, sono rimasto stupito anch’io. Sinceramente, considerando la preparazione e il duro lavoro, non so nemmeno io come abbia potuto fare, prima al Sette Colli e poi agli Eurojuniores ad abbassare il primato. E pure sentendo molto poco la fatica, quasi con una facilità estrema. Se mi sono dato una spiegazione? Sì, ho lavorato duramente, con un deciso salto di qualità rispetto agli anni precedenti, anche grazie al fisioterapista Riccardo Cipolat e al preparatore atletico Riccardo Aimini. E questi, evidentemente, sono i frutti».
Eppure, nella piscina del Wingate Institute, non hai neppure esultato...
«Non sono mai stato uno che fa scene dopo una gara. Pugni sull’acqua? No, non è proprio nella mia indole. Penso sempre all’obiettivo successivo. Ed in questo caso ne ho uno ben chiaro in testa da tempo».
Immaginiamo che il riferimento sia ai Mondiali assoluti di fine mese a Budapest...
«Sì, è così. Il podio iridato? No, non penso alle medaglie. Ciò a cui penso è il tempo. E quel che è avvenuto negli ultimi giorni in Israele è un passo importante che mi ha avvicinato tantissimo a quel che mi sono prefissato. Mi ha fatto capire che è possibile centrarlo. E che finora sono stato coerente, nel lavoro e nei risultati».
Ora trascorrerai qualche giorno a casa prima del collegiale a Ostia con la Nazionale in vista dei Mondiali, per i quali pure il tuo coach Pedoja ha ricevuto la convocazione in azzurro.
«Finalmente posso rilassarmi un po’, almeno fino all’inizio della prossima settimana. Naturalmente continuerò ad allenarmi, con almeno quattro “doppi” tra Brebbia e Comerio (e giovedì parteciperà all’Aspria Cup a Milano - ndr). Ma avrò un po’ di libertà, mi gestirò d’intesa con il coach in base alle sensazioni quotidiane. Tempo libero? Vedrò i miei amici, anche se riuscirò a fare soltanto metà delle cose che ho in mente».
Curiosità finale: contatti con i big italiani?
«Negli ultimi giorni mi hanno fatto un sacco di complimenti. Federica Pellegrini? Sì, anche lei. E soprattutto Filippo Magnini: è il capitano azzurro, tiene veramente tantissimo a noi giovani».
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