Iraq-Turchia
Truppe turche in Iraq, Baghdad avverte: si rischia una "guerra regionale"
Alta tensione dopo dichiarazioni Erdogan su liberazione Mosul
Roma, 5 ott. (askanews) - La presenza di un contingente militare turco nel Nord dell'Iraq contro il volere di Baghdad rischia di far scoppiare "un conflitto regionale". L'avvertimento è stato lanciato oggi dal primo ministro iracheno Haider Abadi poco dopo
la convocazione da parte di Ankara e Baghdad dei reciproci ambasciatori, per presentare mutue proteste e condanne. Sullo sfondo, l'imminente offensiva su Mosul, ultima grande roccaforte irachena dello Stato Islamico (Isis).
A scatenare le ostilità tra i due Paesi è stata la decisione presa sabato scorso dal parlamento di Ankara di estendere di un anno la presenza di militari turchi in Iraq e in Siria "per combattere il terrorismo". Decisione seguita il giorno dopo da dichiarazioni dello stesso presidente turco Recep Tayyip Erdogan ritenute da Baghdad "aperta ingerenza negli affari interni" del Paese.
Parlando di Mosul, Erdogan ha annunciato che l'esercito turco "prenderà parte alla battaglia per la liberazione" del capoluogo. Il capo dello Stato turco ha anche affermato che dopo la liberazione della città dai jihadisti "Mosul deve rimanere nelle mani dei suoi abitanti turcomanni (ex sudditi iracheni dell'impero ottomano), arabi sunniti e curdi sunniti". Un'affermazione che ha scatenato l'ira del parlamento di Baghdad, che con un voto ha sollecitato il governo iracheno "a rivedere le relazioni finanziarie e economiche" con Ankara.
La Turchia sostiene di avere inviato l'anno scorso un contingente militare nella zona di Bashiqa, a Nord-Est di Mosul, nell'ambito di una missione internazionale per addestrare l'esercito iracheno in vista della grande offensiva per la liberazione del capoluogo. Agli iracheni, in particolare gli sciiti, non piace il sistematico sostegno dato da Ankara alla minoranza arabo-sunnita e a quella di etnia turcomanna: per questo definiscono il contingente turco "una forza d'occupazione".
A mettere i paletti alle argomentazioni di Ankara ci ha pensato il portavoce della coalizione internazionale a guida americana. Il colonnello John Dorian, citato dalla tv curda "Rudaw", ha detto oggi: "Le forze turche presenti in territorio iracheno non sono andate con il permesso dell'Iraq e pertanto non sono ufficiali", ha detto, spiegando poi che "gli Stati che fanno parte della Coalizione sono presenti in Iraq con il permesso del governo iracheno e sono forze che appoggiano l'esercito iracheno in cielo e in terra".
Sulla vicenda, senza fare cenno alle dichirazioni del colonnello Usa, è intervenuto il vice presidente turco Numan Kurtulum, conr una precisazione: "Le forze curde sono a Bashiqa, sono lì in coordinamento con il governo autonomo della regione del Kurdistan", ha detto il vice di Erdogan prima di aggiungere che "nessuno più contestare la presenza a Bashiqa (Nord-Est di Mosul) delle nostre forze fino a quando l'Iraq è diviso".
Sta di fatto che in tutto l'Iraq sciita sta montando una forte ostilità contro il governo turco. In particolare Hadi al Amari capo di al Hashd al Shaabi ("Mobilitazione popolare"; potente alleanza di milizie sciite), accusando Erdogan di "settarismo", ha dichiarato minaccioso che le sue milizie riterranno qualsisi forza straniera che parteciperà alla battaglia di Mosul alla stregua dell'Isis e come tale combattuta", come ha riportato la tv satellitare iraniana in lingua araba "Alalam".
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